Principi olistici nell’osteopatia

Contributo originale a cura di Liem Torsten D.O., D.P.O. – Co-Direttore della German Osteopathic School

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L’argomento della presentazione è abbastanza vasto trattando di “principi olistici dell’osteopatia” e  vi è più  di un punto di vista da cui sviscerare cose e fare dei confronti. Oggi voglio parlarvi delle dinamiche comportamentali di sviluppo negli  essere umani : sono stato molto ispirato dal discorso del professor Guizzardi  perché ci sono degli elementi in comune con quanto andrò a presentare . Questi principi che non sono stati definiti  dal dottor Still stesso ma dagli studenti che l’hanno succeduto sono comunque principi alla base dell‘osteopatia. Cominciamo con il principio dell’organismo in quanto unità e vedremo che questa definizione non è proprio quella di Still ma c’è stata una specie di interpretazione e di evoluzione ulteriore: vorrei ricordare che le parole che sono state utilizzate da Still al tempo non hanno lo stesso significato che hanno oggi, hanno subito anche loro una evoluzione. Molto spesso gli osteopati parlano di corpo, mente e spirito ma bisogna fare attenzione perché il significato che è stato dato a queste parole da Still è diverso da quello che diamo noi oggi.

 

Il corpo materiale è inteso come una materia morta mentre l‘essere spirituale a cui si riferiva Still  era qualcosa di più vitalistico ed è piuttosto diverso da come noi possiamo intendere l’essere spirituale; la mente per Still era una specie di compromesso fra il principio vitalistico e l’essenza corpo. Quando noi definiamo l’organismo come unità dobbiamo considerarlo dal punto  di vista gerarchico come un livello fisico o  meglio un livello di fisica quantistica. Tutti noi abbiamo un’essenza e  questa essenza  non sarebbe qui se non ci fosse  la fisica quantistica.

 

Al  giorno  d’oggi anche dal punto di vista osteopatico si parla molto spesso di guarigione e di fisica quantistica ed è un concetto piuttosto importante perché è alla base di tutta l’osteopatia: si tratta di forze nucleari deboli e forti, dell‘interazione tra tutti gli elementi che costituiscono la materia e quindi siamo tutti composti da questi elementi. Dal punto di vista fisico la definizione si avvicina piuttosto a quella fornita da Still di corpo materiale e da qui viene proprio la definizione osteopatica delle forze che interagiscono e che vanno quindi a minare il tessuto e l’anatomia dal punto di vista funzionale.  Non è possibile definire dal punto di vista della fisica quantistica tutto quello che riguarda la guarigione e la stessa persona ma ovviamente si tratta della struttura portante della nostra esistenza. E’ anche vero che  nel corso di questo ultimo anno ci sono state scoperte scientifiche interessanti proprio in questo ambito.

 

Il secondo livello è completamente diverso da quello precedente ed  è quello biologico; oggi non si vive in uno stato di equilibrio vitale ma molto al di là di questo livello e costa molta energia mantenere  questo squilibrio e parlo di reazioni a stimoli interni ed esterni. Nelle nostre vite è possibile  un ‘evoluzione ancora ulteriore dal punto di vista filogenetico e ci possono essere  delle forme con un cervello simile a quello dei rettili quindi con dei riflessi molto acuti. Lo  sviluppo delle  aree prefrontali e corticali ci permette di trasformare questi impulsi: il vostro impulso limbico potrebbe essere quello di venire qui sul palco direttamente e colpire il relatore perchè non vi è simpatico, ma la vostra area prefrontale  o corticale vi sta dicendo di non farlo perché potrebbero esserci della conseguenze. Quindi questo livello sta relativizzando il livello precedente.

 

Dal punto di vista biologico abbiamo una  interazione tra atomi e molecole che non è la stessa che si può trovare dal punto di vista fisico.

 

Dal punto di vista fisico siamo più fondamentali  e invece dal punto di vista biologico siamo più correlati a quello che è il significato stesso. C’è un funzionamento gerarchico: dal punto di vista fisico abbiamo un funzionamento che si protrarrà per tutta la nostra esistenza ma non può spiegare le  nostre relazione mentali  come la mente, il pensiero, l’ego, la logica. Questo significa che in quest’area  ci sono delle interrelazioni che possono avere delle ripercussioni anche sulle altre aree.

Se c’è qualcosa che non va dal punto di vista fisico tutto il resto non  funziona, ma se dal punto di vista della mente c’è qualcosa che non funziona, ad esempio avete bevuto troppo vino ieri sera però state continuando comunque a respirare anche se la vostra area prefrontale è tagliata fuori dal vostro ragionamento e vi comportate in maniera strana… e questa è la differenza principale.

 

Ed è molto importante sapere questa differenza quando trattate le persone. Io non tratto i miei pazienti dal punto di vista della fisica quantistica perché i pazienti sono degli esseri viventi e non è la fisica quantistica la base del mio trattamento.

 

È importante capire che anche se  dal punto filogenetico abbiamo una discendenza molto lontana , ontogeneticamente dobbiamo passare ancora una volta in esame tutti i livelli dello sviluppo, ed è possibile che delle disfunzioni si verifichino a qualsiasi livello. È possibile ad esempio  che il riflesso di Monro non sia risolto completamente. Ciò ci permette di capire come si è svolta l’evoluzione delle nostre vite e anche capire dal punto di vista ontogenetico quali siano le disfunzioni che non ci permettono di continuare la nostra vita in maniera soddisfacente, quindi tutti i diversi livelli devono essere presi in considerazione.

 

Tutti voi conoscete già la relazione che c’è tra struttura e funzione che è uno dei principi fondanti dell’osteopatia. E capite anche che, essendoci stata una evoluzione dal punto di vista filogenetico, a seconda delle nostre funzioni la struttura può modificarsi; dal punto di vista osteopatico siamo sempre interessanti a  quello che è  il rapporto struttura-funzione dal punto di vista tissutale, ai diversi parametri che possono essere coinvolti in questo concetto, compresi i fenomeni energetici, ma questo rapporto è anche legato alla nostra soggettività e quindi alle nostre percezioni.

Le dinamiche di struttura e funzione sono condizionate da un insieme di parametri che ci permettono di spiegare ulteriormente quella che è l’interrelazione tra gli elementi.

Ecco perché dal punto di vista clinico è necessario includere anche il punto di vista soggettivo  e ovviamente  anche la materia è legata alla nostra consapevolezza, alla nostra coscienza.

Non vi so dire dove ha inizio questa correlazione ma più complessa sarà la materia e più approfondito sarà il livello di consapevolezza che noi possiamo ottenere.

 

L’ultimo principio di cui si parlerà è il principio di omeodinamica in osteopatia. Ci può essere una  attività di autoconservazione, cioè il tentativo di garantire il mantenimento dell’integrità rispetto alle pressioni ambientali: per esempio in questo momento ci sono un sacco di batteri nel mio corpo contro cui cerco di lottare, se poi questi batteri avranno la meglio su di me  io non potrà proseguire la mia esistenza; quindi una riduzione dell’autonomia è una minaccia per l’esistenza e perciò  sarà necessario lavorare in modo totalitario cercando di contrastare quelle che sono le pressioni o i fattori esterni.

 

E dall‘altra parte c’è un’ attività di autoadattamento, che significa che abbiamo la tendenza a creare  relazioni, ad integrare, ad es. io sto lavorando in simbiosi con la maggior parte dei miei batteri. Anche la riduzione dell‘adattamento è una minaccia per l’esistenza: se io non sono in grado di adattarmi mi ammalerò, si tratta una di una sorta di equilibrio tra le  mie attività di autoconservazione e autoadattamento e ciò si applica a qualsiasi cosa, fino alle cellule.

 

Questo si applica anche a tutto il genere umano. Ma secondo voi c’è più autoadattamento o autoconservazione? Per esempio, cambiando scenario, nella scelta tra ecologia ed economia secondo voi dal punto di vista dei grandi sistemi si parlerà di più di ecologia o economia? Sicuramente  di ECONOMIA!

L’uomo per ottenere risultati economici considerevoli  opera a spese dell’ecologia o dell’ambiente. L’essere umano è portato più alla distruzione dal punto di vista ecologico, è più autoconservativo  che autoadattativo.

Ma posso avere lo stesso approccio dal punto di vista osteopatico: trattando la zona sacrale, posso sentire che ci sono delle contratture a livello dello psoas e quindi, per esempio,  il mio paziente può aver perso l’autoconservazione ed essersi autoadattato all’infiammazione che c’era nell’area sacrale.

C’è una contrattura proprio a causa di questa infiammazione e ciò attiva i recettori del dolore e quindi il movimento dell’anca sarà ridotto proprio perché perde movimento a causa di questa contrattura. Dal punto di vista osteopatico andiamo sempre a ricercare autoconservazione e autoadattamento. Quando un paziente si reca nel mio studio, io lo devo valutare in maniera totalitaria, nel suo insieme; può essere una persona più chiusa nel suo modo di essere e quindi autoconservativa  o può essere una persona che si apre troppo, che esterna troppo e quindi autoadattativa.

 

Nel periodo prenatale vi è una fase che è stata definita “first  facilitaty  environment” (primo ambiente favorevole): il primo ambiente favorevole per il bambino è il grembo materno. Se l’ambiente è ostile per uno stato tossico  materno ad esempio, quando l’embrione si chiude potrebbe esserci una  nutrizione scarsa o non adeguata e questo si potrebbe tradurre con un riflesso di Monro troppo persistente nel neonato.  Al contrario possiamo avere, sempre nel grembo materno, una situazione di carenza dovuta per esempio  al fumo materno attivo o passivo, e l’embrione cerva di avvicinarsi all’ombelico per avere una maggiore fornitura di sangue  e questo si manifesterà con una ipotonia muscolare  addominale alla nascita.

 

Quindi si possono avere problemi di autoconservazione o di autoadattamento e, dal punto di vista osteopatico, possiamo fornire un sollievo in entrambe le evenienze.

Anche in questo caso dobbiamo andare a cercare un equilibrio, si tratta sempre di uno sviluppo gerarchico in cui tutti i livelli devono avere un ordine ben preciso.

 

Abbiamo già parlato di autoadattamento e di autoconservazione; procediamo ora sulla linea verticale dello sviluppo, tornando sempre a quello che è l’equilibrio omeodinamico; ogni linea deve avere un’equilibrio che può comprendere delle funzioni e delle disfunzioni. Abbiamo per esempio per quanto riguarda le forze di trazione , una forza di autoimmanenza  che è  l’avvolgimento di una porzione superiore rispetto ad una inferiore. C’è stato uno studio nel 1999 di Gutemberg sull’aracnofobia e dopo aver effettuato delle terapie hanno riscontrato che una persona davanti alla vista dei ragni non aveva più la stessa paura o lo stesso tipo di disfunzione, sia da un punto di vista soggettivo che oggettivo.

 

Facendo delle risonanze magnetiche a livello dell’amigdala c’era un riscontro, e nelle persone trattate con successo la differenza risiede nell’area prefrontale di sinistra che  stava  stimolando l’amigdala ad avere un effetto sul corpo: questa è l’autoimmanenza.

Quindi i livelli ontogenetici superiori possono  influenzare i livelli ontogenetici inferiori.

Se questa influenza è troppo elevata allora ci può essere una disfunzione, come quando si guardano le riviste di moda e si vedono delle modelle quasi scheletriche, allora viene voglia di assomigliare a queste persone e per cui si decide di  smettere di mangiare per spirito di emulazione. Anche se il sistema limbico dice :“ho fame, voglio mangiare”, l’area pre-frontale dice : “no, non  devo mangiare!!”.

 

E’ come se ci fosse una dissociazione tra i sistemi di ritorno dell’informazione del nostro corpo; può essere la memoria degli organi, può essere una scissione delle percezioni della persona, la scissione di quelli che possono essere i sentimenti della persona come la rabbia e la paura, o sensazioni corporee: lo facciamo tutti dal punto di vista funzionale. Comunque sia, il livello di sensazioni che abbiamo all’interno del nostro corpo avrà un effetto  sul corpo stesso anche se noi cerchiamo di separare o scindere i due sistemi e i due livelli: la rabbia all’interno del nostro corpo nel caso specifico esisterà comunque e avrà effetto sul nostro corpo.

Quindi, per esempio, se un paziente si recherà presso la mia clinica con una disfunzione di tipo somatico, ci sarà differenza nel caso in cui questo paziente abbia una rabbia repressa insita dentro di lui oppure no. L’effetto, anche se la rabbia è solo repressa,  sarà sia sul suo sistema nervoso vegetativo  che su tutti i sistemi della persona stessa.

 

E abbiamo un altro tipo di dinamica  che è l’autotrascendenza.  Si tratta di una spinta evolutiva che deve andare al di là del livello esistente , ad un livello superiore; ne sono un esempio le reazioni che permettono di gattonare e quando questa fase scompare verso gli  11 mesi e si passa a un livello successivo, si ha un’ evoluzione. Anche questo tipo di evoluzione può essere disfunzionale e quindi ci possono essere degli episodi di regressione retrograda, si torna indietro invece di andare verso l’evoluzione.

Ad esempio ci sono dei genitori che mi portano dei bambini per episodi di incontinenza notturna; il bambino  ha 5 anni ed ha cominciato a fare pipì a letto dopo un evento traumatico, magari dopo la separazione dei genitori. Un bambino può sviluppare anche  uno strabismo latente dopo aver iniziato l’asilo: sono sintomi di regressione retrograda.

La distruzione completa dell’area prefrontale porta a comportamenti di regressione retrograda. Da una parte c’è quindi la dissociazione e dall’altra parte c’è una distruzione dal punto di vista patofisiologico; questo significa che la nostra evoluzione non termina all’età di 18 anni ma continua per tutta la vita  fino al nostro ultimo respiro. Quindi non c’è soltanto una sola linea di sviluppo ma ce ne sono diverse e solitamente funzionano in modo indipendente una dall’altra, come  ad esempio il nostro sviluppo emotivo  che può essere diverso dal punto di vista cognitivo e morale. Ad esempio ci può essere una persona che  dal punto di vista cognitivo è molto capace ma poi decide di compiere delle azioni immorali .

 

Lo sviluppo non implica un solo tipo di sviluppo, quindi andiamo ad analizzare nello specifico queste linee di sviluppo.

Lo sviluppo cognitivo è stato descritto da molti studiosi e la domanda è : “che cosa percepisco io dal punto di vista conscio?”

Questa domanda è molto importante, è una condizione  per tutte le altre linee, è una condizione necessaria ma non sufficiente, perché se io non percepisco  coscientemente non posso reagire.

La seconda domanda è “che cosa sono io ?”, cioè l’autosviluppo. E’ una linea molto importante . Ci permette di capire  quella che è la percezione di noi stessi , che cosa noi vogliamo essere e con i pazienti è molto importante porsi la domanda opposta, ovvero che cosa non voglio essere e quali sono gli elementi di me che voglio sopprimere.

Se per esempio mi identifico con una persona che privilegia il successo, una energia attiva, e non voglio che ci siano degli elementi pigri o non attivi nella mia attitudine, potrebbero esserci, a lungo andare, dei sintomi catabolici.

 

E ciò creerà un certo tipo di  omeodinamica o un certo aspetto neurovegetativo endocrino che può condizionare anche la mia personalità, e ciò implica anche determinati sintomi e  disfunzioni somatiche. La linea di autosviluppo è quindi molto importante: se , per esempio, io ho dentro di me molta rabbia ed è un sentimento nel quale io non mi voglio identificare, allora io dovrò sopprimerla perché se io lascia che la rabbia sia insita dentro di me anche in piccola parte, mi condizionerà comunque e questo comporterà una grande perdita di energia.

 

Un’altra linea di sviluppo è lo sviluppo dei valori … “cos’è importante per me?”… e l’altra domanda è: “cosa devo fare?” .

Si passa quindi allo sviluppo interpersonale, ci si chiede come ci si può incontrare, come posso reagire alle percezioni che ho di voi.

Mettiamo il caso che io sia una persona che vuole  fare le cose che mi sono proposto e quindi ha preparato 50 slide e voglio farvele vedere tutte, ma vi vedo abbastanza stanchi, e magari voi non vi rendete neanche conto di essere stanchi, ed io sono la persona in primis che non mi rendo conto che voi siete stanchi perché

voglio così tanto raggiungere l’obiettivo che mi sono prefissato che non  riesco a percepire come voi vi sentiate  o, cosa ancora peggiore, io percepisco che voi siete stanchi ma non mi interessa , perché devo raggiungere l’obiettivo che mi sono prefissato, finire la presentazione.

 

Magari io stesso  mi rendo  conto di essere piuttosto stanco e di aver bisogno di rilassarmi; in quel caso potrei chiedervi: “dobbiamo continuare? Siete stanchi?  Avete  bisogno di una  pausa?”.

Quindi come  vedete non è soltanto importante migliorare le proprie capacità di osteopati  ma è anche importante sviluppare le abilità personali che permettano di percepire le diverse emozioni, i diversi livelli di energia e di personalità delle persone con cui si ha a che fare, perché  la stessa interazione succede con tutti i pazienti.

Lo sviluppo delle necessità, capire di cosa ho bisogno ; le necessità cambiano dal bambino, all’adolescente, all’adulto e quindi devo pormi la domanda “ che cosa percepisco dal punto di vista conscio, quali sono i sentimenti che ne ricavo?  e devo cioè capire quali sono le emozioni che si creano da questa percezione.

 

L’ultimo livello è in che modo posso raggiungere l’obiettivo prefissato dal punto di vista fisico. Quello che fate a scuola, dal punto di vista osteopatico, è l’apprendimento dei diversi livelli anatomici e funzionali e cercate di arrivarne alla percezione attraverso le vostre mani. Quindi per 5-6 anni voi imparate l’anatomia, i diversi livelli strutturali, la forma, le diverse componenti energetiche e cercate di trovare un’interrelazione tra queste diverse parti. Non conosco altre professioni o comunque altri  mestieri che riescano a trovare una correlazione così profonda tra tutti questi livelli, ci sono delle abilità veramente incredibili nella nostra professione. Se ad esempio il mio sviluppo emotivo non è abbastanza elevato e non adeguato non riuscirò mai a capire quali sono i fattori che da dentro fanno sì che possa esserci una disfunzione o una contrattura.  Quindi posso essere il miglior medico del mondo, un profondo conoscitore dell’anatomia, ma se non ho anche capacità emotive non riuscirò mai a capire il significato di una determinata contrattura. Magari posso conoscere anche brillanti teorie cognitive e posso  avere la capacità di svilupparle  ma se non riesco a sperimentarle su me stesso farò fatica ad applicarle. Quindi se io non riesco ad avere un contatto emotivo e fisico, e quindi un’interrelazione tra queste  componenti, è impossibile che io possa fare la stessa cosa  per il mio paziente.

 

Nella bibliografia di Gandhi si raccontata una storia particolare: una donna si è recata con suo figlio da Gandhi stesso per chiedergli di farlo smettere di mangiare dolciumi,  ma Gandhi  rispose “non so cosa fare, prova a ritornare tra qualche settimana”; tre settimane dopo il bambino tornò da Gandhi con la madre e lui disse “cercherò io stesso di mangiare dolciumi in modo di vedere cosa succede su di me per aiutare il bambino”. E tramite questa esperienza riuscì a parlare con questo bambino, e in qualche modo riuscì a toccarlo.

 

Se quindi riusciamo ad integrare tutte le linee di sviluppo di cui abbiamo parlato nel nostro curriculum osteopatico o anche nella nostra vita personale, allora avremo più potenziale anche per interagire con la vita del nostro paziente  e  quindi per aiutarlo maggiormente. Riusciremo quindi ad ottenere dei risultati a livello osteopatico se nella nostra palpazione riusciremo ad integrare la consapevolezza delle interrelazioni emotive dei tessuti in modo da avere un approccio più globale. Il nostro condizionamento quindi è importantissimo anche per la nostra percezione.

 

C’è una ricerca detta Pepsi paradosso. Avete due bicchieri di fronte a voi; in uno c’è la Coca e nell’altro c’è la Pepsi  e non sapete quali delle due berrete;  con questo esercizio vince sempre la Pepsi, ma se per caso nel bicchiere c’è indicato quale sia Pepsi e quale Cola, allora vince la Cola  per il gusto migliore. Significa che il nostro condizionamento non cambia soltanto la nostra interpretazione ma anche la percezione stessa. Per esempio nella mia scuola di osteopatia quando ero uno studente c’erano delle persone che riuscivano a sentire  le leggi di Fryette anche se non erano veramente presenti a livello di palpazione.

 

Diciamo che noi non stiamo effettivamente effettuando la palpazione del tessuto, stiamo effettuando la palpazione dell’idea di condizionamento che ci è stata instillata dal nostro guru osteopatico che è il nostro insegnante.  Io mi occupo principalmente di Craniale e mi sono occupato anche delle ricerche della Dott.ssa Frymann e ho cercato di percepire quali  fossero i diversi livelli di percezione e il ritmo e all’inizio ci sono state delle percezioni diverse: c’era chi diceva che il ritmo era da 10 a 12, altri parlavano di  6, altri dicevano  2 o 3 e io sentivo  quello che mi dicevano. L’osteopatia è molto condizionata dai dogmi, anche lo stile di insegnamento è piuttosto dogmatico, ci sono dei principi che vengono dati per assodati, non si basa soltanto sull’ interpretazione ma anche sulla percezione. Dobbiamo mostrare più apertura mentale perché probabilmente quella che è la nostra percezione immediata non è quella giusta, potrebbe esserci un’altra percezione. Lo sviluppo cognitivo passa inizialmente da immagini, poi si passa a simboli, poi a concetti e infine a regole, ma è impossibile giungere alla comprensione delle regole  immediatamente. Quindi è un percorso obbligato e c’è sempre la stessa sequenza, una sorta di schema che ci aiuta ad integrare tutti i diversi livelli presenti.

 

Lo sviluppo dei valori è quindi la coscienza del paziente, è come l’istinto di un bambino, del neonato che agisce per necessità, ha voglia di mangiare e quindi è un istinto primario.

Il secondo livello è un livello più magico, animistico, ci sono delle forze magiche che interagiscono e quindi hanno il sopravvento.

Il terzo livello è quello dei “Gods of power” quindi gli dei, le divinità del potere, è l’atteggiamento dei bambini che possono avere 3- 4 anni, bambini che possono fare quello che vogliono, sono per così dire viziati ma  si può anche avere questo tipo di atteggiamento ad una età più adulta.  Almeno il 20% della popolazione è bloccata in questo livello di sviluppo.

Abbiamo poi l’ordine mitico o le regole conformiste: si tratta di persone che hanno una concezione più fondamentalista, quindi una sorta di estremismo, possono pensare che la medicina sia l’unica scienza possibile e quindi sono molto settoriali e pensano che la cosa applicabile sia solo quella.

 

E’ il tipo di persona che afferma: “perfetto, questa è la mia opinione e se tu dici qualcosa di diverso da quello che asserisco io tu hai torto!”; sono persone che usano i testi scritti di A. Still come fossero la Bibbia. Il 40% della popolazione fa parte di questo gruppo e siccome si tratta di una percentuale così elevata, è facile che anche a livello osteopatico si possano incontrare personaggi di questo tipo .

 

Passiamo ad un altro livello: il risultato delle scoperte scientifiche. Si parla di prove sul campo, prove di ricerche mediche; si tratta di un livello che può essere vissuto in modo più o meno approfondito e fondamentalista  ma è raggiungibile anche più rapidamente rispetto al livello analogo precedente.

Diciamo che se voi, in quanto medici o terapeuti, vi ponete in un approccio o fate parte di un livello di sviluppo di tipo fondamentalista e il vostro paziente invece fa parte di un livello scientifico non riuscirete mai ad avere una relazione fruttuosa perché non riuscirete a comunicare.

In corso  di terapia come osteopati avete la possibilità di analizzare il problema insieme al vostro paziente, e quindi andare a proporre successivamente delle trasformazioni che sono volte alla risoluzione del problema.

 

Può succedere anche che i sintomi che il nostro paziente riporta siano aspecifici, e questa  può essere semplicemente l‘instabilità derivante dal passaggio da un livello ad un altro.

In ogni livello di sviluppo è normale avere queste fasi d’instabilità che provocano disfunzioni o problematiche e quindi ci si deve aspettare di trovarle; possiamo affrontare queste fasi dal punto di vista della traslazione o della trasformazione.

Ad esempio per farvi capire meglio , possiamo avere un bambino di 3 anni che viene portato a fare un trattamento osteopatico perché fa ancora la pipì a letto. Si possono trattare tutte le componenti, membrana otturatoria interna, muscolo otturatore interno,  muscolo ileo lombare,  nervi, sistema vascolare, plesso ipogastrico,  ghiandola pituitaria; ma è possibile invece che dal punto di punto fisico la condizione più importante sia il tipo di relazione che avviene tra il padre e la madre del  bambino, quindi è una relazione di traslazione che sposta queste problematiche  direttamente sulla fisicità del bambino.

 

Quindi possiamo cercare di integrare il nostro approccio alla palpazione mediante un approccio più emotivo e quindi fare delle domande al bambino cercando di capire qualcosa  sul rapporto  fra i genitori e le dinamiche familiari che stanno alla base del problema del bambino.

Questo sarà più un approccio di trasformazione, e noi non riusciamo a capire quelle che sono le caratteristiche tissutali ed energetiche, ma riusciamo a capire maggiormente quello che è il complesso dell’intero sistema tessutale ed energetico e  riusciamo ad avere un approccio più totalitario quando riusciamo a integrare le problematiche anche  emotive.

Ad esempio io ha praticato joga per tanto tempo e quando vedevo queste ragazzine che facevano il ponte con facilità mi veniva un po’ di rabbia  perché io era rigido a livello del rachide; ma mi sono detto “lo voglio fare anch’io” e mi sono  intestardito a tal punto da crearmi un’ernia discale.

E quindi ognuno può farsi trattare e  poi risolvere il problema: la percezione di quello che uno fa in un dato momento può influenzare le scelte di vita stessa, perché la mia inferenza di percezione, il fatto che ci fosse qualcuno che riuscisse a farlo meglio di me, ha fatto sì che io mi spingessi oltre i miei limiti. Ho usato le mie dinamiche tissutali per entrare in contatto con le sensazioni ed emozioni giuste.

La traslazione è il cambiamento nella struttura superficiale, in senso orizzontale, invece la trasformazione è il cambiamento nella struttura più profonda, in senso verticale. Sono

entrambe importantissime, non ce n’è una meglio dell’altra.

 

Però, mentre la traslazione è qualcosa che ci dà conforto, la trasformazione può anche spaventarci perché si tratta di un vero e proprio cambiamento.

È’ importante che io possa capire che ci sono diverse sfide da parte del corpo e che io cerchi di affrontarle in base alla mia capacità stessa e grazie ai nostri 5 sensi possiamo avere l’interazione con il mondo esterno.

 

Per i buddisti e per chi pratica yoga è molto importante ciò con cui i nostri 5 o 6 sensi entrano in contatto, e solitamente su 5 o 6 decisioni che possiamo prendere ce ne sarà una che non è giusta per noi. Ad esempio si può decidere se bere una bottiglia in più o una in meno, o decidere se partire 5 minuti prima o 5 minuti dopo.

Questo dal punto di vista osteopatico  ci aiuta a capire che si può decidere di  creare della abitudini di vita che ci possono portare verso una direzione positiva o negativa per noi.

E quindi è importante vedere  il corpo tramite i 5 sensi e capire  se c’è uno stato di salute o meno : la dieta, lo stile di vita , il comportamento, le abitudine stesse sono molto importanti per la determinazione dello stato di salute del corpo e si deve  aggiungere anche la respirazione, perché la respirazione ci serve come ponte tra il corpo e la nostra consapevolezza.

Andando sempre più profondamente in questi livelli di coscienza e consapevolezza si riesce sempre più a trovare un’interrelazione tra il corpo emotivo e quello fisico giungendo sempre di più a un equilibrio maggiore.

Il campo della percezione  è creato  del rapporto fra tensione energetica emotiva e ciò che ci succede dal punto di vista fisico; avendo un equilibrio fra queste parti si può giungere ad una stabilizzazione.

 

Più si riesce a  trattenere questo tipo di  forza e di energia, non sopprimendole e mantenendole stabili, e più si potrà avere un istinto guaritore. Le mani dell’osteopata serviranno a fare da tramite in questo senso perché hanno la possibilità di palpare tessuti e organi, sentire il pattern del tessuto e se ci sono stress o condizioni passate che hanno alterato la struttura stessa.

Si potrà essere in grado di farlo in modo sempre più  approfondito  se si avrà una percezione maggiore e approfondita in modo da attingere in maniera sempre più profonda alle proprie risorse.

Si parla d’inconscio, si parla di una percezione di una coscienza che si sviluppa dalla nascita ma addirittura di una coscienza prenatale, cose che fino a venti anni fa non erano possibili, e le ricerche in questo campo continuano e sono molteplici. Questo tipo di elemento crea una dinamica tessutale ed energetica specifica; si tratta di una memoria antiperiodica, senza linguaggio, che ci permette di avere degli elementi ancora antecedenti a quello che è il linguaggio stesso.

 

A mio avviso è molto importante arrivare a questo punto di consapevolezza che permette un maggiore campo di azione ed esplorazione all’osteopatia stessa.  Siamo in contatto con un paziente che ha una componente  di  struttura e fisiologia ed energia ben specifica, ha delle componenti comportamentali, delle componenti di struttura tissutale, cromosomiche, gesti , etc…, ha anche una componente soggettiva o conscia  e c’è un certo tipo di ambiente esterno che fa sì che quella persona sviluppi determinati comportamenti e determinate  esperienze.

Ci sono studi che dimostrano che l’ambiente condiziona talmente tanto lo stato di salute che, ad esempio, è stato dimostrato che i poveri muoiono tre volte prima rispetto ai ricchi. E’ uno studio molto vasto che coinvolge circa 10000 persone e nel quale si è provato che la gastrite e il cancro colpiscono molto di più le persone povere rispetto a quelle ricche.

 

E’ importante notare  che il nostro ambiente, il nostro comportamento, le nostre rappresentazioni sono insite nella nostra natura e nelle nostre dinamiche.

Si è presentata da me  una ragazza di 14 anni di origine islamica con dei problemi gastrointestinali e si è scoperto mediante il colloquio che la ragazzina era innamorata di un ragazzo della sua classe che non era di origine islamica e questo generava il problema.

E’ come se il paziente venisse da noi con un cocktail di tutte queste informazioni che devono essere da noi percepite. Ci sono modalità diverse con cui  può essere  trattato anche dal punto di vista osteopatico, e questo è  il motivo per cui il risultato non è mai lo stesso.

 

Domande

Domanda di FRANCO GUOLO

Trasponendo i concetti che ci ha presentato sulle linee di sviluppo sul paziente vorrei capire come noi operatori possiamo valutare questi pazienti. I vari maestri hanno presentato diversi modelli,  per esempio Littlejohn ha presentato il concetto delle linee centrali, Jealous le zone di ambito energetico, Sutherland  proponeva di fare delle domande al tessuto. Mi  chiedevo se ci poteva esporre la sua modalità di indagine sul paziente in base a  queste linee di sviluppo  per capire l’ambito disfunzionale  preponderante.

 

Torsten 

Prima di tutto bisogna sempre precisare che c’è sempre un limite  ed il limite  è il medico stesso, c’è  una sfida e la sfida principale  è il medico stesso  e il veicolo attraverso il quale si propone la soluzione è il medico stesso.  A parte tutte le metodologie che io uso, prima di tutto  quello che insegno ai miei allievi è che tutto cambia e bisogna lasciare che il cambiamento avvenga, quindi al momento recepite le nozioni che io trasmetto ma cercando poi di farle vostre e modificarle mediante la vostra esperienza; in secondo luogo faccio la stessa cosa che fate voi docenti, ovvero cercare di combinare la ricerca scientifica con quello che è un approccio abbastanza assolutista dell’approccio alla palpazione stessa.

Purtroppo sarebbe troppo lungo, in uno dei miei libri ha scritto com’è possibile applicare le linee di sviluppo nella diagnostica, è un argomento molto vasto ed è difficile condensarlo.

Quello che non faccio mai è di mettere le mani direttamente sul paziente  rischiando di avere una superimposizione; quindi faccio sì che si crei un campo aperto in modo che tutte le componenti energetiche possano manifestarsi e rimango in ascolto in modo di vedere cosa succede; posso poi utilizzare delle tecniche come la stimolazione bilaterale per vedere quelli che sono i riscontri sul paziente.

Ci sono parecchi strumenti da utilizzare ma in questo momento è un argomento troppo vasto per poterlo spiegare cosi in breve.

 

Domanda

Sulla base di quelle che sono le conoscenze di “network” connettivale, quindi di ciò di cui si parlava oggi in relazione al concetto di tensegrità, vorrei sapere quale è la sua idea  circa l’informazione alterata che deriva dal concetto di disfunzione osteopatica e se da parte sua esiste il concetto di disfunzione osteopatica.

 

Torsten

La disfunzione osteopatica ovviamente esiste. Ho fatto parte anche del comitato scientifico americano che si è occupato della disfunzione osteopatica stessa, ma siccome si trattava di qualcosa di troppo dogmatico e troppo rigido, ho abbandonato la commissione stessa. E’ un concetto importante ed è necessario espanderlo e non isolare il concetto di disfunzione osteopatica, ma bisogna vederlo in interazione con tutte le altre componenti, energetiche , relative alla vita passata della persona, della percezione stessa; al momento purtroppo non c’è molta ricerca al riguardo però può essere molto utile approfondirlo dal punto di vista della esperienza stessa.

Dal punto di vista della matrice extracellulare, di cui abbiamo parlato oggi, ci sono delle ricerche in corso. Anche a livello di microcircolazione sono state viste le interazioni su questa matrice  dovute alla disfunzione somatica stessa, e alcuni approcci funzionano meglio di altri ma ancora non ci sono tantissimi dati. Anch’io partecipo a  questo studio ma  bisogna fare molta attenzione perché l’osteopatia in alcuni casi può essere considerata come una religione, ecco perché si parla di dogmi. E’ utile insegnare questi precetti per poi cercare di allargare la propria visione e  il proprio campo applicativo anche a concetti come quello della rete connettivale!

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