Significato sistemico dello stress connettivale

a cura di Giampiero di Tullio – scarica l’articolo in formato pdf

 

Nelle patologie croniche il problema è che non esiste mai una sola causa, ma c’è un percorso di pathos del paziente che coinvolge il tessuto connettivo e che rappresenta un ponte trai medici clinici egli osteopati che lavorano essenzialmente sul sistema fasciale. Il titolo della relazione è “IL SIGNIFICATO SISTEMICO DELLO STRESS DEL CONNETTIVO” dal punto di vista generale clinico del medico e dal punto di vista dell’osteopata.

Ippocrate fa dei grandi richiami alla biodiversità dei percorsi di ognuno di noi e dice che“le stagioni determinano le forme; ora le stagioni differiscono tra di esse, la medesima stagione differisce da sé stessa nei diversi paesi e le forme degli esseri viventi rappresentano tutte queste diversità”. Quindi è evidente che biodiversità vuol dire che ogni paziente con patologia cronica avrà un suo diverso percorso di natura patobiografica ed è questo che la medicina sistemica cerca tutte le volte di svelare.“L’uomo è una comunità, siamo cellule in continuo scambio, in continua comunicazione e collaborazione ai fini della sopravvivenza” dice Lipton, ma noi sappiamo che nella vita dell’essere umano c’è sempre uno scopo superiore, ci sono valori e pensieri superioriche non si basano sulla semplice sopravvivenza.

Le radici dello stress cronico sono sempre basate non tanto sulla necessità di sopravvivere, ma anche sulla necessità di esprimere la propria personalità, la propria individualità, il proprio bisogno di affermazione e questo inevitabilmente si può riflettere sui tessuti. Un altro contributo è quello di F. Capra che dice “tutti i sistemi naturali sono una rete di componenti più piccole che sono in interconnessione dinamica continua,cioè sono reti all’interno di altre reti”. Il superamento del pensiero lineare non è altro che il  pensiero non lineare. Infatti nei sistemi biologici ciò che entra non è mai necessariamente ciò che esce, cioè esiste sempre la possibilità che un singolo stimolo possa evolvere con percorsi diversi con molti potenziali effetti. Questo ha il suo lato positivo,infatti ad esempio  uno stimolo di riequilibrio può innescare effettivamente una ridondanza di riequilibrio nel corpo, ma uno stimolo traumatico stressogeno cronico può purtroppo nel tempo fissare una memoria disgregolativa.

Il nostro modo di fare diagnosi (quello della medicina sistemica) non è quello classico, ma è un disegno che è un insieme di punti nodali in cui il sistema si è disregolato ed è possibile ricostruirlo con la biografia dei pathos, dei disagi che si sono instaurati ed espressi nella vita di questa persona. Quello che cerchiamo di richiamare è la possibilità di ricostruire questo percorso eziopatogenetico in modo dinamico, con particolare riferimento ad un termine che adesso useremo e che sta tra forma e funzione e cioè regolazione. Il DESIGN PATOBIOGRAFICO è l’insieme di tutti i momenti in cui il sistema si è disregolato  producendo autopoieticamente (questa parola  è estremamente importante) un nuovo stato di equilibrio che potrebbe inevitabilmente talvolta portare, nelle patologie croniche, ad  un adattamento disfunzionale che si manifesta con dei sintomi, non solo a livello meccanico, ma anche a livello biologico e di regolazione in particolare a livello della matrice connettivale. I tre quarti di accessi ospedalieri e/o ambulatoriali sono costituiti da patologie croniche che si presentano con una moltitudine di manifestazioni e che  hanno un lungo percorso patobiografico nel tempo e nello spazio. Quindi una patologia cronica si manifesta come il risultato di una serie di disagi, che hanno creato sintomi purtroppo mal interpretati o addirittura non interpretati.

Quindi le patologie croniche hanno bisogno di metodologiediagnostiche che non siano solo locali  ma che abbiano una visione sistemicae soprattutto necessitano di strategie terapeutiche che siano multidisciplinari e che si possano sinergizzare tra loro. Per fare un esempio non dobbiamo dimenticare che noi abbiamo una vita dentro che lavora in simbiosi con noi, che è parte del nostro sistema adattativo esattamente come lo è il sistema miofasciale e si chiama MICROBIOTA. La relazione con il microbiota è importantissima ed è fondamentale da un punto di vista osteopatico, in  quanto esso rappresenta un pacemaker della vita infiammatoria o dell’equilibriodi una grande zona del corpo umano che è la cavità addominale di cui spesso l’osteopata si occupa. Un’altra cosa che è fondamentale per la salute cellulare è l’ambiente che gli sta intorno ed è quello che il Prof. Bottaccioli chiama “significante epigenetico”. Questo ambiente, si chiama MEC (matrice extra-cellulare ). Nel nostro lavoro dobbiamo quindi tenere in considerazione i circuiti di interconnessione  tra cellule, microbiota e MEC. Nella medicina sistemica noi teniamo ben presente soprattutto quando ricuperiamo le storie dei pazienti, il DESIGN PATOBIOGRAFICO e cioè i rapporti tra:

  • cibo;
  • intestino–microbiota;
  • sistema metabolico;
  • sistema immunitario;
  • sistema ormonale;
  • sistema di ricambio e vascolare;
  • sistema neurovegetativo;
  • sistema di tensegrità e cioè sistema miofasciale;
  • sistema adiposo;
  • cervello;
  • funzioni psichiche.

Ognuno di questi sistemi in realtà può regolare e cronicizzare l’infiammazione. Il sistema adiposo per esempio negli ultimi 10 anni non è più visto come serbatoio di errori calorici o un serbatoio di  tessuto inerte  ma è un tessuto regolativo, produce citochine, neuro ormoni, e quindi possiamo dire che è un sistema dinamico che interagisce continuamente e parla con gli altri sistemi. Le funzioni psichiche producono le interconnessioni e abbiamo visto che certi pathos sul piano emozionale possono condurre a delle modulazioni in senso ipo o ipertrofico del sistema nervoso e anche del cervello.  Un altro sistema adattativo fondamentale è il sistema posturale e allora compare la FASCIA come sistema integrato adattativo, essenzialmente meccanico, dove sia la struttura che la funzione s’intersecano continuamente. Forma e funzione s’interconnettono continuamente sia perla struttura biochimica che per quella biofisica e gli osteopati sanno bene che siamo un corpo biofisico, elettrico, di biorisonanza, elettromagnetico, di energie ultrasottili e non siamo solo  struttura biochimica.  Dall’altro lato sappiamo sia in termini meccanici che in termini biologici  che esiste  una direzione e uno scopo per la funzione ;facendo ricerche devo dire che mi è piaciuta molto l’idea della “tensegrità” e questa immagine di noi che siamo meccanicamente isole di compressione e tensione che però galleggiamo in un mare bilanciato e che è in autoregolazione continua.

Quindi TENSEGRITY (Tensione + Integrità) è un termine che rende molto bene l’idea di come a livello biomeccanico le cose funzionano. Questo concetto prevede che ci sia un’interconnessione meccanica e funzionale sistemica e che questo si traducapoi in unacapacità dinamicache ci consente di adattarci attraverso il sistema posturale a qualunque stimolo pervenga dall’esterno. Quindi questa capacità dinamica posturale che per ora è solo biomeccanica di regolazione è una parte importante della nostra capacità adattiva, fondamentale sia per la longevità in salute che per il benessere.

La capacità dinamica posturale non è solo figlia della forma e della funzione  della rete di tensegrità, ma è figlia della regolazione operata dalla MEC con il suo contenuto cellulare: una disregolazione  acuta  a livello posturale genera uno stress infiammatorio intercorrente  e crea  una disfunzione temporanea della nostra capacità autoregolativa dell’infiammazione sia a livello locale che sistemico.

Il problema più importante è nelle disregolazioni croniche del sistema posturale e quindi del sistema miofasciale che sono concause importanti e/o talvolta determinanti di tipo disregolativo per l’intero sistema. Questo significa che in ogni patologia cronica c’è una componente disregolativa di natura mio fasciale: la fascia soffre o a causa della patologia cronica o perché ha generato la patologia cronica, anche se questa si è espressa in un altro sistema completamente diverso. Questo è un modo sistemico di ragionare: in pratica diremo che le disregolazioni croniche del sistema posturale rappresentano un rumore infiammatorio sistemico persistente che altera la fisiologica capacità di autoregolazione dell’infiammazione. In Medicina Sistemica diamo molta importanza all’evoluzione infiammatoria e vediamo che il passaggio dall’infiammazione cronica focale di un singolo trauma o di un singolo focus infettivo all’evoluzione multifocale sommata magari a disturbi di natura miofasciale, configura quel rumore di fondo che si chiama infiammazione cronica sistemica o inflammasoma, o lowgrade chronicsystemicinflammation.

Da lì si diparte la possibilità di fare infiammazioni croniche degenerative o con caratteristiche metabolicamente ancora attive e cioè infiammazioni croniche autoimmuni. In Medicina sistemica definiamo un flogotipodisbiotico, flogotipo intossicato, flogotipo stressato e neuro-immune, dismetabolico e vediamo che, per esempio, i problemi posturali riguardano molto più spesso il flogotipo stressato neuroimmune. Negli stati disnutrizionali invece l’infiammazione cronica sistemica è di basso grado e quindi dà poco segno di sé o lo dà con disagi che devono essere interpretati altrimenti s’innesca un vortice con un graduale esaurimento del metabolismo di base, quello che produce energia e ricambio plastico. La conseguenza sarà un invecchiamento precoce con riduzione del numero dei mitocondri , rallentamento della codifica degli enzimi principali nel DNA con un rallentamento del ciclo di krebs, quindi una evoluzione attraverso la comparsa di stati infiammatori cronici.

Il continuo regolarsi tra forma e funzioneporta al concetto di REGOLAZIONE o transàformaàazione: nel network del tessuto connettivo la trans-forma-azione si basa  sulla dinamicità della matrice che si chiama RIMODELLAMENTO. Quella dinamicità vede durante il giorno una fase CATABOLICA AUTOLITICA (tra le 5 del mattino e le 15 del pomeriggio) nella quale la matrice si rinnova a cui segueuna fase ANABOLICA DI TIPO PLASTICO (tra le 17 del pomeriggio e le 5 del mattino): c’è anche un passaggio attorno alle 15,30-16 del pomeriggio che è la fase di VAGOTONIA. Lo stato fisiologico della matrice pulita si chiama stato fisiologico di SOLperché è essenzialmente legata con acqua polarizzata in una condizione di basicità della matrice.

Le Funzioni del Rimodellamento della MEC sono:

  1. modificazione ritmica della struttura del collagene che si rinnova nell’arco di9 mesi (1-2% al giorno);
  2. degradazione enzimatica di sezioni della MEC, in particolare dei glicosaminoglicani e il rinnovo giornaliero dei proteoglicani;
  3. degradazione enzimatica delle membrane basali;
  4. mantenimento e regolazione dell’ambiente cellulare(per esempio nello sviluppo e nella morfogenesi fetali è il tessuto della MEC che promuove, stimola, ricambia, ed evolve);
  5. migrazione cellulare e angiogenesi;
  6. movimento molecolare di citochine, ormoni, neuromediatori,metaboliti, etc. dal sistema vascolare verso la cellula.

Quindi come si vede c’è un continuo flusso di mediatori e di proteine e da questa bilancia deriva la capacità del rimodellamento circadiano della matrice. Questa bilancia ovviamente subisce l’influenza sistemica ed è organizzata in diversi livelli.  Il primo livello è l’espressione che avviene a livello genico ed è la TRASCRIZIONE che è influenzata da:

  1. melatonina. Se ad esempio una persona ha un’insonnia cronica (disturbo molto grave da un punto di vista neuroendocrino) ciò si traduce in una alterazione del rimodellamento e in particolare nell’accorciamento della prima fase (catabolica) ed un allungamento della seconda fase (anabolica). Ci sarà quindi una produzione eccessiva di fibre a scapito del glucosaminoglicano con acqua libera non polarizzata( ritenzione idrica) ma ci saranno dei punti della fascia in cui percepiamo una ipertrofia in particolare reticolare e del collagene in quanto cambia la composizione della forma (punti miogelotici);
  2. gli ormoni, in particolareil cortisone, il 17 betaestradiolo e la prolattina;
  3. i Neuropeptidinelle situzioni di allarme (noradrenalina ed adrenalina);
  4. le citochine in condizioni croniche. Il rumore di fondo infiammatorio si esprime con una iperespressione di citochine infiammatorie (TNF Alfa, interleuchina 6 , interleuchina beta, interleuchina 10);
  5. fattori di crescita;
  6. stress ossidativi;
  7. agenti chimici.

Il secondo livello, e cioè l’ATTIVAZIONE EXTRACELLULARE, è influenzato da :

  1. stress meccanico (piezoelettrico e quindi le tensioni del sistema fasciale);
  2. le citochine;
  3. stress ossidativo;
  4. gli ultravioletti B e il calore;
  5. il pH che è decisivo regolatore della matrice;
  6. endoproteasi cellulari;
  7. agenti non proteolitici.

ESEMPIO: nella fase catabolica autolitica del mattino, nella fase SOL, sono il cortisolo e l’insulina che hanno una funzione regolatrice e viceversa il GH e il Glucagone sono a livelli bassi. Man mano che passiamo alle15-17 del pomeriggio aumenta il GH , aumenta il Glucagone, dovrebbero scendere l’insulina e il cortisolo e quindi la matrice dovrebbe fare la sua fase di ricostruzione. Mai mangiare zuccheri dopo le 5 del pomeriggio (frutta, dolci , pasta e pane), in quanto in presenza di una infiammazione cronica non possiamo incrementare il cortisolo che è già spostato nella sua circadianità e non possiamo incrementare la fase di produzione fibrosa nella matrice, altrimenti il rischio è una artrosi precoce con noduli articolari.  Parlando del pH, in una acidosi metabolica tissutale troviamo un viraggio da stato SOL a stato GEL della matrice che assume un aspetto fibroso, con ipertrofia del collagene, perdita di elasticità della fascia a favore di irrigidimenti palpabili.

Vediamo alcuni esempi di disregolazione della matrice:

 

– disregolazione meccanica piezoelettrica:

  1. stress cronico miofasciale (posturale);
  2. esposizione cronica e campi elettromagnetici;
  3. campi geopatici;
  4. intossicazione da metalli pesanti;
  5. terapie radianti;
  6. campi di disturbo biofisici e biochimici (le cicatrici, le aderenze) che rappresentano un campo di disturbo del cambiamento della matrice;
  7. le protesi a scopo ergonomico che sono disfunzionali;

 

– disregolazione metabolica:

  1. tossici alimentari;
  2. autointossicazioni intestinali;
  3. tossicosi iatrogene;
  4. alto livello di R.O.S. (radicali liberi);
  5. alterazioni microcircolatorie;
  6. acidosi tissutale;
  7. metaboliti da flogosi cronica.

 

– disregolazione neuroimmunoendocrina:

  1. stress cronico (burnout);
  2. eccesso di citochine proinfiammatoire;
  3. endocrine disruptos alimentari (diossineàdisturbatori degli ormoni);
  4. flogosi sistemica cronica di basso grado;
  5. blocchi e conflitti emozionali;
  6. stress cronico miofasciale (posturale);
  7. disturbi del sonno;
  8. patologie immunitarie croniche;
  9. patologie endocrine croniche;
  10. sickness behavour (stati d’animo e pensieri negativi).

Quindi è molto importante servirsi di una terapia che stimoli o riabiliti il rimodellamento della MEC visto il suo ruolo nelle patologie croniche. Ovviamente si parla di rimodellamentonon solo attraverso le medicine ma anche attraverso strategie di riabilitazione quali:

  1. terapie del movimento ( bioenergetica, ginnastica posturale, kinesiologia, meditazione);
  2. terapie meccano-energetiche ( manualità fasciali, tecniche di Osteopatia, ergonomia);
  3. terapie strumentali.

Il medico sistemico interviene attraverso:

  1. nutrizione regolativa sistemica (bioenergetica, dieta antitossica, antiflogistica);
  2. stimoli emuntoriali e rimodellamento della MEC (integratori, fitoterapia, omotossicologia);
  3. terapia biologica d’informazione (omeopatia, ormoni e immunoterapia  low-dose);
  4. relazione interpersonale (ascolto attivo, counseling, alleanza terapeutica).

 

In conclusione, i punti chiave della mia relazione:

  1. visione sistemica come esigenza di innovazione in medicina;
  2. necessità del pensiero medico sistemico nelle patologie croniche;
  3. la fascia come regolatore sistemico meccanico,biofisico e biochimico;
  4. network connettivo miofasciale come espressione adattativa sistemica;
  5. dinamicità circadiana e rimodellamento della MEC nel sistema miofasciale;
  6. importanza della regolazione e del modellamento della MEC per il benessere cellulare;
  7. lo stress cronico connettivo miofasciale produce disregolazione della MEC;
  8. la disregolazione della MEC ha conseguenze sia locali che sistemiche;
  9. importanza della terapia riabilitativa MEC nelle patologie croniche;
  10. necessità di sinergia multidisciplinare sullo stress connettivale.

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