Nuovo modello nel trattamento osteopatico del linfedema (studio statistico)

Contributo orignale a cura di Elvina Teodorani con studenti VI anno Scuola di Osteopatia C.I.O.

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Il sistema linfatico

Il sistema linfatico rappresenta un percorso accessorio per mezzo del quale il liquido può defluire dagli
spazi interstiziali al sangue e, fatto ancora più importante, ha la capacità di trasportare via dagli spazi tessutali quelle sostanze, come le proteine e il materiale corpuscolato, che non possono essere
direttamente riassorbite nei capillari sanguigni.
La rimozione delle proteine dagli spazi interstiziali è una funzione essenziale senza la quale un
individuo non potrebbe sopravvivere per più di 24 ore.

La parete del capillare linfatico consiste di un solo strato di cellule endoteliali piatte, fissate con
filamenti di ancoraggio al connettivo circostante. Alle giunzioni delle cellule endoteliali adiacenti, il
bordo di una cellula endoteliale si sovrappone di solito al bordo della cellula vicina in modo che il
margine sovrapposto può fluttuare liberamente verso l’interno del capillare. Il liquido interstiziale,
insieme alle particelle sospese, spinge la valvola ad aprirsi e scorre direttamente nel capillare linfatico, ma, una volta entrato, può uscire con difficoltà, perché qualsiasi reflusso tenderà a chiudere i lembi valvolari. Così, i vasi linfatici sono provvisti di valvole sia ai loro estremi nei capillari terminali, come pure lungo i vasi più grandi fino al loro sbocco nei vasi sanguigni.

Allontanandosi in direzione centripeta i capillari linfatici si uniscono formando dotti precollettori, poi vasi ancora più grandi chiamati dotti collettori che confluiscono a formare i 2 tronchi linfatici
principali: il dotto linfatico destro e dotto toracico.

I dotti collettori e i tronchi linfatici sono intercalati da una serie di organi di tessuto linfoide,
rappresentati dai linfonodi che si trovano aggregati in stazioni linfonodali, situate in punti strategici
lungo il percorso di questi dotti: il gomito, la piega ascellare, il cavo popliteo, l’inguine, la zona latero
cervicale, nucale e mastoidee.

Le cellule responsabili della risposta immunitaria sono i linfociti, che vengono prodotti, in larga parte
in maniera geneticamente predeterminata, negli organi linfoidi primari: il timo e il midollo osseo.
Negli organi linfoidi secondari la produzione di linfociti è invece legata al contatto con l’antigene.
Questi organi sono i linfonodi, la milza e il sistema MALT.

Il fluire della linfa in direzione centripeta è garantito dalla presenza di un gran numero di valvole ed è
prodotto da attività che si definiscono azioni linfocinetiche. Un fattore fondamentale responsabile del flusso linfatico è la pressione del liquido interstiziale. Pertanto qualsiasi fattore in grado di aumentare tale pressione, provocherà anche un aumento del flusso linfatico. Questi fattori sono: aumento della pressione sanguigna, riduzione della pressione colloido osmotica plasmatica, incremento proteico nel liquido interstiziale e aumento della permeabilità dei capillari.

Il meccanismo di inspirazione fondato sull’abbassamento del muscolo diaframma provoca un aumento della pressione intraddominale e un decremento della pressione intratoracica. Ciò causa simultaneamente un aumento della pressione nel segmento addominale del dotto toracico e una
diminuzione della pressione stessa nel suo segmento toracico. La maggior parte del flusso linfatico nel corpo, deriva dalla contrazione dei muscoli scheletrici, i quali spingono la linfa in avanti. Inoltre la
contrazione della muscolatura liscia nelle pareti dei vasi del torace li fa pulsare ritmicamente, aiutando così la linfa a fluire da un segmento valvolare all’altro. Anche i capillari linfatici contribuiscono all’azione di pompa in quanto contengono filamenti di actomiosina contrattili. Questi filamenti provocano una contrazione ritmica dei capillari linfatici allo stesso modo di molti vasi ematici di piccolo calibro e di molti vasi linfatici che si contraggono ritmicamente.

Il linfedema

E’ una patologia caratterizzata da un accumulo di liquido ad elevata concentrazione proteica nello
spazio extracellulare ed è causato da un’insufficienza del sistema linfatico che può essere di tipo:

  • Dinamico: per un aumento del carico linfatico
  • Meccanico: per un ipofunzionalità del sistema linfatico
  • Misto

Si distingue normalmente un linfedema primario, causato da un’ipo- aplasia del linfatico, o
secondario (a traumi, interventi chirurgici, prolungati allettamenti o immobilizzazioni, patologie
infiammatorie acute o croniche).
L’approccio conservativo è riconosciuto come golden standard terapeutico dalle linee guida
internazionali stilate dalle Società Scientifiche del settore linfo-angiologico, vascolare e riabilitativo.

Questo tipo di approccio si avvale di diverse metodiche:

  • farmacologica (diuretici)
  • terapia fisica ( pressotorapia , tecarterapia)
  • trattamento manuale (linfodrenaggio secondo le tecniche Vodder e Leduc)
  • elastocompressione (calze elastiche , bendaggi multistrati)

Osteopatia e sistema linfatico

Il dottor Still fu il primo ad intuire l’importanza del sistema linfatico. Inizialmente, osservando la sua
diffusione in tutto il corpo, lo definì “un mistero da risolvere” . In seguito disse che tutto ciò che vienetrattenuto nei vasi linfatici più del necessario provoca “fermentazione, febbre, malattia e morte”.
Le descrizione di tecniche osteopatiche messe a punto da Still per la liberazione del sistema linfatico,
vengono da alcuni suoi allievi e riguardano principalmente la porzione cervicale e la cavità ascellare.
Nel 1920, C. Earl Miller, DO, mise a punto la tecnica della pompa toracica e descrisse l’impatto delle
variazioni della pressione intratoracica sul flusso linfatico.

Fred Mitchell DO nella prefazione al libro di Chapman DO, osservò che i punti riflessi erano utili, tra le altre cose, anche per influenzare il moto dei fluidi, soprattutto la linfa. Ancor oggi però non esistono lavori specifici sul trattamento del linfedema; Uno studio del 2010/11 effettuato dagli studenti dell’istituto di osteopatia di Milano (SOMA) su 40 pazienti, ha evidenziato miglioramenti significativi nelle pazienti trattate con linfodrenaggio e trattamento osteopatico rispetto a quelle trattate con il solo linfodrenaggio. Questo studio non utilizza un trattamento specifico e riguarda il linfedema dell’arto superiore dopo mastectomia.

Il lavoro che abbiamo sperimentato nasce da un accurato studio dell’anatomia del sistema linfatico in relazione al sistema fasciale e nasce come metodologia di sblocco di tutto il circolo linfatico. Come parametro di inclusione del campione era richiesta la diagnosi di linfedema accertata da un medico vascolare. L’esame di élite per la diagnosi è la linfoscintigrafia che però risulta essere invasiva e non sempre praticata in tutti gli ospedali, per cui il medico ha eseguito sui pazienti che hanno partecipato allo studio, un ecodoppler e una visita classica angiologica.

Materiali e metodi

Ci sono pervenuti 22 pazienti, di questi 20 donne e 2 uomini in età compresa dai 20 agli 80 anni.  14 presentavano un linfedema primario, 2 post- traumatico e 6 post-chirurgico. In 16 casi il linfedema era bilaterale, in 6 monolaterale.


Studio pilota sull’edema linfatico agli arti inferiosi su 22 pazienti(scarica la tabella in formato ingrandito)
Come alterazioni morfo strutturali abbiamo rilevato ginocchio valgo (10), piede piatto (11), alluce
valgo (2); avevamo 5 pazienti obesi e uno affetto da poliomielite. le disfunzioni osteopatiche
afisiologiche rilevate sono state:

  • superiorità di K1 su 11 pazienti (9 a sinistra)
  • tripode -traslazione nel tratto D1-D2 su 6 pazienti

Come metodo di valutazione sull’edema abbiamo preso la circonferenza dell’arto su tre punti ,in
prima e decima seduta , a livello di:

  • piede , al passaggio cuboide-scafoide
  • caviglia a livello dei malleoli
  • surale (nel punto di maggior diametro)

Il lavoro è stato così suddiviso:

  • 1°-2° seduta : prima settimana
  • 3°-4° seduta: seconda settimana
  • 5° seduta: terza settimana
  • 6° seduta: quarta settimana
  • 7° seduta: sesta settimana
  • 8° seduta: ottava settimana
  • 9° seduta: undicesima settimana
  • 10° seduta :dopo un mese dall’ultima seduta!

Le tecniche eseguite sono 25 a partenza prossimale fino a scendere a livello caudale:

Tecniche dalla 1 alla 10

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Tecniche dalla 11 alla 20

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Tecniche dalla 21 alla 25

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Risultati

In seguito riportiamo la tabella con i dati delle misurazioni effettuate sui tre livelli alla prima e dopo la decima seduta:

 

N.B. il paziente 11 è stato sottoposto al trattamento dell’arto inferiore solo a destra perché affetto da poliomielite

(Scarica la tabella ingrandita)

 

Su questi dati è stato eseguito il test statistico T-Student a due code accoppiato, quindi effettuato sui dati dei due arti accoppiati, con un livello di significatività del 5%.

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Conclusioni

Tutti gli items sono risultati ampliamente significativi.
Inoltre tutti i pazienti hanno avuto oltre alla diminuzione del volume degli arti inferiori e
cambiamenti apprezzabili a livello della consistenza della cute; in generale hanno riferito una
diminuzione dei dolori articolari e un miglioramento della qualità della vita.
Due pazienti (in accordo con il medico) hanno diminuito il dosaggio dei farmaci per l’ipertesione
(diuretici) Un paziente riferisce una diminuzione dell’intensità dell’acufene da cui era affetto
Ci auguriamo che questo studio pilota, possa fungere da base di partenza per uno studio
randomizzato controllato, che certifichi con maggior sicurezza la validità di questo trattamento
rispetto ad altre metodiche.

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