Trattamento manipolativo osteopatico aggiuntivo nelle donne con depressione: uno studio pilota

Articolo originale: Plotkin B. J., et al., Adjunctive osteopathic manipulativetreatment in women with depression: a pilot study, JAOA 2001, 101 (9): pp. 517-523.

 

Gli autori hanno valutato l’impatto del trattamento manipolativo osteopatico (OMT) come aggiunta al trattamento psichiatrico standard nelle donne con depressione. Le donne in premenopausa con depressione recentemente diagnosticata sono state assegnate in modo casuale ad un gruppo di controllo (solo esame strutturale osteopatico; n= 9) o ad un gruppo di trattamento (OMT; n=8). Entrambi i gruppi hanno ricevuto la terapia convenzionale che consiste nell’antidepressivo paroxetina e  con psicoterapia settimanale per 8 settimane. I gruppi sono stati assegnati a caso a psichiatri e psicologi. Non c’era nessuna differenza significativa fra i gruppi per età o per gravità della malattia. Dopo 8 settimane, il 100% del gruppo di trattamento con OMT ed il 33% del gruppo di controllo hanno ottenuto un valore normale nella valutazione psicometrica. Non sono state osservate differenze o tendenze significative fra i gruppi nei livelli di produzione di citochina (IL-1, IL-10, IL-2, IL-4 e IL-6) o nei livelli di anti-HSV-1, di anti-HSV-2 e dell’anticorpo anti-EBV. Non si sono registrati pattern di disfunzioni strutturali. I risultati di questo studio pilota indicano che l’OMT può essere un trattamento aggiuntivo utile per alleviare la depressione delle donne.

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Lo studio

L’omeostasi è un processo integrato che coinvolge le interazioni del cervello e del sistema immunitario. L’effetto del pensiero (trasmissione e trasmettitori neurali) sull’omeostasi è stato osservato nella depressione ed in altri stati mentali alterati. Tuttavia, si è largamente ignorata l’influenza del tocco manuale, compreso il trattamento manipolativo osteopatico (OMT), sullo stato psico-neuroimmunologico.  Storicamente, i primi studi sull’OMT del dott. Andrew Taylor Still, MD, DO, sono stati fra i primi a sostenere l’idea di un’integrazione tra il sistema nervoso, il comportamento ed il sistema immunitario (rapporto viscerosomatico).[1-4]

La depressione è il disturbo più diffuso in psichiatria7 e comporta un grave problema per la sanità pubblica. Il rapporto di 3:1 tra femmina-maschio non è tuttavia riconducibile ad un maggior grado di richiesta di aiuto tra le donne ma fortemente correlato al periodo di fertilità. Era stato ipotizzato che la focalizzazione su sesso ed età potesse essere mediata attraverso meccanismi biologici, specificamente tramite effetti ormonali sul cervello.[10,11]. Tuttavia, a causa della considerevole prova del fatto che il sistema endocrino, i neurotrasmettitori ed il sistema immunitario collaborano nella mediazione della depressione, l’attenzione è stata reindirizzata su una causa neurobiologica della depressione.[10-18]

I cambiamenti comportamentali influenzano anch’essi questa interazione e modificano quindi la funzione immunitaria. I risultati di tale interazione comportamentale-neuro-immunitaria possono essere misurati. È stato dimostrato che gli stati affettivi negativi abbassano i livelli di anticorpi, mentre gli stati affettivi positivi hanno l’effetto opposto sui livelli di anticorpi, come ad esempio quelli per il virus herpes simplex (HSV) di tipo 1 e 2 e di Epstein-Barr (EBV).[18]. È stato inoltre dimostrato che lo stress psicologico influenza la durata e/o la gravità delle malattie, ad esempio, l’herpes orale e genitale, che sono controllati dal sistema immunitario mediato dai linfociti T. [18-20] Altri studi hanno scoperto che il rischio di iperplasia cervicale dovuta al papillomavirus umano (HPV) aumenta in modo significativo nelle donne che vivono stati affettivi negativi.[19]

Gli effetti negativi dei fattori di stress psicologico sul sistema immunitario possono essere alleviati mediante tecniche di rilassamento che determinano una maggiore attività delle cellule o linfociti natural killer (NK) ed una diminuzione dei titoli anticorpali rispetto al virus herpes simplex, indicativo del funzionamento del sistema immunitario mediato da linfociti T. [20,21] Uno dei modi in cui l’OMT potrebbe avere un impatto sul “cross-talk” neuro-immunitario consiste nella modulazione del rilascio di neuropeptidi. I recettori di neuropeptidi possono essere trovati nei leucociti e nel cervello. [10,14,15,17] A sua volta, il legame dei neuropeptidi ai leucociti stimola la produzione di citochine (IL-1, IL-2, IL-4 e IL-6). [14,17] Tali citochine possono legarsi specificamente all’ipotalamo e all’ipofisi. Le loro attività psiconeurali, considerate nell’insieme, includono la stimolazione e l’inibizione del rilascio dell’ormone corticotropo, delle β-endorfine, dell’ormone che stimola la tiroide, dell’ormone della crescita, dell’ormone luteinizzante, dell’ormone follicolo-stimolante, della prolattina e di altri ormoni dell’ipofisi. [14, 15] Il risultato di queste interazioni è un’alterazione misurabile nel comportamento e nella funzione immunitaria. [17,19]

La proliferazione dei linfociti ed i livelli di IL-1, IL-2, IL-4, IL-6, nonché d’interferone è altresì influenzata dallo stato mentale. [11,13] La reattività linfocitaria ai mitogeni diminuisce nelle vedove in lutto e nei pazienti ospedalizzati con gravi disturbi depressivi.[16] Pertanto, le alterazioni nel comportamento o nello stato psicologico risultano essere inesorabilmente legate ai cambiamenti nella funzionalità del sistema immunitario, causando alterazioni della funzione delle sottopopolazioni di linfociti T, linfociti B e cellule NK.

Gli studi degli ultimi 15 anni hanno dimostrato che vi è una comunicazione bidirezionale tra il cervello e il sistema immunitario. [14,17] L’efflusso neuroendocrino dall’ipofisi e dall’ipotalamo può influenzare la funzione cellulare immunitaria ed il rilascio di citochine. Viceversa, è stato dimostrato che le citochine e le chemochine influenzano i processi neurali, endocrini e comportamentali. Pertanto, il condizionamento pavloviano, così come lo stato comportamentale ed emotivo, influenzano la risposta immunitaria e la reattività. [21] Il trattamento convenzionale attuale d’individui con depressione moderata di solito comprende farmaci antidepressivi, in aggiunta alla consulenza psichiatrica. [22] Poiché esiste una connessione diretta tra il comportamento e il sistema nervoso ed immunitario, è ragionevole aspettarsi che l’OMT, che influenza la trasmissione neurale, possa avere un impatto sugli stati comportamentali. Inoltre, è ragionevole aspettarsi che tali alterazioni possano essere monitorate attraverso la valutazione dello stato immunologico.

 

Materiali e metodi

Il presente studio era di tipo prospettico, sperimentale, cieco e controllato volto ad esaminare l’efficacia dell’OMT come terapia aggiuntiva nel trattamento della depressione nelle donne. Dopo l’ottenimento del consenso informato, i pazienti sono stati assegnati in modo casuale a gruppi di controllo o di trattamento. Le donne in premenopausa considerate per l’inserimento nella ricerca avevano dai 20 ai 50 anni di età, provenivano da diversi gruppi etnici e si erano presentate presso le cliniche e gli ospedali affiliati lamentando depressione. È stato compiuto uno sforzo concertato per inserire solo le persone che non avevano né sperimentato, né conosciuto l’OMT e che non possedevano uno storico di depressione o altri disturbi psichiatrici.

Dopo aver fornito il consenso informato, i soggetti sono stati sottoposti ad esame fisico, comprensivo di prelievo sanguigno. Una parte del sangue raccolto è stato sottoposto a test clinici diagnostici per garantire lo stato di salute generale dei soggetti oggetto dello studio. In questa fase, ai soggetti di studio è stato anche ricordato di non assumere farmaci, compresi farmaci anti-infiammatori, sonniferi, preparati a base di erbe da banco o oppioidi, per tutta la durata della loro partecipazione allo studio. Il siero è stato raccolto e conservato a -70°C prima della determinazione dei livelli di citochine ed anticorpi. È stato valutato un minimo di 2 campioni (prima e dopo lo studio) per ogni soggetto.

La partecipazione allo studio aveva una durata minima di 8 settimane (sia per il gruppo di controllo che di trattamento) per garantire il raggiungimento dei livelli farmacologici dell’antidepressivo. Rispetto al gruppo iniziale (n = 31), è stato possibile ottenere una banca dati completa per 17 dei pazienti. L’eliminazione dallo studio derivava dalla mancata collaborazione nei prelievi sanguigni, dal rifiuto di assumere l’antidepressivo e/o dall’incapacità di rispettare gli appuntamenti per la consulenza psichiatrica. Tutti i pazienti (gruppi di controllo e trattamento) hanno ricevuto l’antidepressivo paroxetina con una dose di 20 mg/die e consulenza psicologica settimanale da professionisti che non erano al corrente del fatto che il paziente avesse ricevuto OMT o facesse parte del gruppo di controllo placebo.

L’inserimento e l’analisi dei dati sono stati effettuati anch’essi in cieco. Per garantire che le procedure diagnostiche, il  trattamento OMT e la valutazione immunologica fossero stati correttamente oscurati (eseguiti in cieco), le interpretazioni sono state effettuate utilizzando schede di valutazione e campioni generici che non contenevano alcun riferimento ai soggetti. Dopo la registrazione delle interpretazioni dei dati psichiatrici ed immunologici, i dati dei record sono stati inseriti mediante computer in un file di statistica per l’analisi. La veracità dell’uso dell’OMT nel trattamento della depressione è stata determinata solo dai risultati statistici. Il trattamento psichiatrico è stato condotto sotto forma di sessioni settimanali di mezz’ora.

Il tipo di terapia di counselling che i soggetti di studio hanno ricevuto è stato standardizzato per ridurre al minimo le variabili di confusione passibili di derivare dall’utilizzo di diverse modalità di consulenza psichiatrica. In particolare, ogni soggetto di studio ha ricevuto una terapia di consulenza che combinava terapia cognitiva e programmazione neurolinguistica.

Entrambe le modalità di terapia hanno dimostrato la loro efficacia nel provocare interazioni neuro-immunitarie che si traducono in cambiamenti misurabili della risposta e della reattività immunologica. [23-25] I principi della programmazione neurolinguistica sono stati usati per aiutare i pazienti a sviluppare delle auto-identità positive e per aiutarli ad ordinare ricordi cronologicamente caotici e frammentati, contribuendo così a dare continuità e stabilire obiettivi. [23,24] L’aggiunta della terapia cognitiva alla programmazione neurolinguistica ha sostenuto i pazienti nel modificare convinzioni di lunga data e modelli di pensiero distorti sulla base di tali credenze, fattori che possono causare e perpetuare la depressione. [25]

Lo stato mentale del paziente è stato misurato utilizzando i punteggi generati sulla scala della depressione di Zung.[7] La scala di Zung, utilizzata in diagnosi ambulatoriali di cure primarie per valutare la depressione, è stata compilata all’inizio, a metà e alla fine dello studio.

Tutti i soggetti dello studio hanno ricevuto trattamenti osteopatici strutturali tre volte durante lo studio – all’inizio, a metà e alla fine. Il trattamento strutturale osteopatico è stato utilizzato anche nei controlli placebo. L’esame strutturale comprendeva sia il tocco che l’interazione verbale con il paziente.

Nel gruppo di controllo, il trattamento strutturale standardizzato è durato 30 minuti per ogni soggetto. Anche nel gruppo di studio, l’esame strutturale standardizzato è stato incorporato in un tempo d’interazione totale medico-paziente di 30 minuti.

Le valutazioni  strutturali e l’OMT sono stati praticati da medici studenti sotto la guida di medici istruttori. Non è stato applicato nessun protocollo specifico OMT. Per il gruppo di studio, il trattamento ha seguito l’esame diagnostico strutturale. Le procedure di trattamento specifiche dipendevano dalla natura della disfunzione e sono state lasciate alla discrezione del medico studente che praticava il trattamento. I trattamenti OMT comprendevano counterstrain, trattamento cranico, trattamento diretto, trattamento di esagerazione, rilascio fasciale, trattamento Galbreath, trattamento indiretto, trattamento di pressione inibitoria, pompa linfatica, drenaggio mandibolare, trattamento con energia muscolare, trattamento miofasciale e trattamento di rilascio posizionale. Nel complesso, la maggior parte degli studenti ha scelto di utilizzare tecniche di basso impatto, come le tecniche sui tessuti molli  e di rilascio del viso eseguite sulla base trova-e-risolvi.

La valutazione dello stato immunologico è stata ottenuta mediante la misurazione dei livelli endogeni del paziente di IL-1α, IL-1(3, IL-2, IL-6, e IL-4 mediante kit ELISA commerciali. Le misure dei livelli di anticorpi anti-HSV-1 ed anti-HSV-2 e dell’immunoglobulina G EBV (IgG) sono state effettuate mediante kit Clin-ELISA (DiaSorin, Stillwater, Minn).

Le misure risultanti, come il grado e la velocità di cambiamento delle misure di lettura dello stato immunologico e le variazioni delle lesioni strutturali osteopatiche sono state correlate all’entità del recupero del paziente dalla depressione. Sono stati effettuati test parametrici per determinare l’importanza statistica tra i gruppi di controllo e di trattamento utilizzando un’analisi della varianza seguita da analisi post-hoc Tukey-Kramer.

 

Risultati

Delle 17 donne cui era stata diagnosticata la depressione e che hanno completato lo studio, otto hanno ricevuto OMT e nove facevano parte del gruppo di controllo. Le misure psicometriche (Scala della depressione di Zung) per tutti i soggetti dello studio erano simili in entrambi i gruppi all’inizio dello studio (Figura 2). Alla fine dello studio, entrambi i gruppi hanno mostrato un significativo miglioramento dei punteggi della scala della depressione di Zung rispetto ai punteggi di inizio studio. Le persone che hanno ricevuto OMT sono ritornate a valori normali della scala della depressione di Zung entro l’ottava settimana (Figura 3). Invece, anche se l’altro gruppo ha mostrato un miglioramento, più del 70% dei pazienti di controllo aveva ancora segni di depressione moderata alla fine dell’ottava settimana di trattamento psichiatrico.

Nel complesso, non è stata riscontrata nessuna differenza significativa a livello intraindividuale o interindividuale o tra i gruppi, né in relazione al punteggio della scala della depressione di Zung per la produzione endogena di IL-1a, IL-1 p, IL-2, IL- 4, e IL-6 o IgG anti-HSV-1 ed anti-HSV-2 ed EBV. In tutti i pazienti, i livelli di citochine ed anticorpi antivirali non hanno mostrato variazioni significative raffrontando i livelli di inizio e fine studio. Anche se all’inizio alcune persone avevano livelli leggermente più elevati di citochine o anticorpi antivirali rispetto alla fine, questi cambiamenti non sono stati significativi con  p <50. L’unica eccezione è rappresentata dalla persona nel gruppo OMT con il più alto punteggio di Zung (punteggio iniziale della scala della depressione di Zung di 73 contro un punteggio finale di 48) all’inizio dello studio, che ha mostrato un calo del 23% nei livelli di anticorpi anti-HSV1.

Un’analisi basilare della presenza di disfunzione somatica osteopatica è stata effettuata utilizzando le informazioni delle sessioni iniziali e finali per sei soggetti sperimentali e cinque soggetti di controllo. I soggetti di prova e controllo rimanenti sono stati esclusi dall’analisi a causa di incongruenze nei grafici muscolo-scheletrici. Anche se il numero ridotto del gruppo di studio ha precluso l’analisi statistica di mappe di lesioni strutturali, un semplice esame dei dati ha indicato che non vi sono tendenze specifiche rispetto al tipo di disfunzione o al numero di disfunzioni negli esami strutturali iniziali o finali, sia nei gruppi di trattamento che di controllo. È stato interessante notare che dopo il trattamento OMT, quattro dei sei soggetti in trattamento hanno registrato un aumento della frequenza del loro impulso ritmico cranico. In tre di questi quattro soggetti, la frequenza  era raddoppiata rispetto alla frequenza  di impulso cranico iniziale.

 

Figura 2. Effetto del trattamento manipolativo osteopatico sulla depressione. Tale effetto (gruppo di trattamento n=8) rispetto agli esami strutturali (gruppi di controllo n = 9) sulle donne in premenopausa con depressione era stato valutato prima e dopo una consulenza psichiatrica di 8 settimane ed una terapia farmacologica a base di antidepressivi (paroxetina di cloridrato [Paxil]). I punteggi <50 = normale; * indica una differenza significativa, P <001. Intragruppo = risultati iniziali e finali molto diversi, mentre intragruppo = risultati finali della scala di depressione di Zung.

 

 

 

Figura 3. Impatto del trattamento manipolativo osteopatico sui risultati positivi nel trattamento di donne con depressione. I risultati dei pazienti che hanno ricevuto questi trattamenti (n = 8) rispetto ai controlli (n = 9) sono tornati normali con misura psicometrica secondo la scala di depressione di Zung.

 

 

Commenti

Nonostante il numero ridotto del campione, i risultati di questo studio indicano che l’OMT potrebbe essere utilizzato in aggiunta alla terapia psichiatrica standard per alleviare la depressione, almeno secondo la misurazione della scala di Zung. I dati di questo studio forniscono la base per un’ulteriore revisione del ruolo delle cure primarie nel trattamento di pazienti con depressione, attraverso l’uso dell’OMT. Qualora studi più approfonditi confermassero questi dati, il “tasso di guarigione” potenziata o accelerata che è stato misurato come risultato dell’OMT potrebbe essere utile per aumentare lo stato di salute del paziente.
Ulteriori studi clinici dovrebbero anche tentare di valutare il valore terapeutico di altre forme di terapia di tocco e massaggio per accertare se i cambiamenti osservati siano stati il risultato degli effetti specifici dell’OMT o di altri fattori, quali l’effetto terapeutico del contatto in generale. A causa del numero limitato di soggetti di studio, tuttavia, non abbiamo potuto né controllare completamente gli effetti di tocco, né valutare appieno i vantaggi dell’OMT e del trattamento placebo (esame strutturale osteopatico) con la creazione di un gruppo di controllo “no-touch”.
Anche se la depressione è associata alla diminuzione della reattività immunitaria, non siamo riusciti, se non con una sola eccezione, a misurare eventuali cambiamenti significativi rispetto ai livelli in situ di citochine o anticorpi diretti contro HSV e EBV. Tuttavia, altri tipi di studi hanno dimostrato che esiste una relazione tra lo stato depressivo ed i livelli di modificatori della risposta immunitaria (come le citochine). La mancanza di risultati significativi a questo riguardo con i nostri oggetti di studio potrebbe essere attribuita ad una combinazione di fattori, tra cui il numero ristretto di pazienti, la mancanza di un’infezione virale latente ed il livello di sensibilità dei sistemi di rilevamento.
Si noti che l’unico paziente per cui sono stati osservati cambiamenti significativi misurabili è stato anche il paziente con la maggiore variazione percentuale del punteggio della scala della depressione di Zung. Ciò potrebbe indicare che per ottenere informazioni significative sulle citochine in situ e la produzione di anticorpi antivirali, sarà necessario testare un numero maggiore di pazienti con malattie più gravi.
Sono state osservate alcune differenze tra i gruppi di trattamento e di controllo nelle valutazioni iniziali e finali di disfunzioni osteopatiche nella regione toracica. Durante le valutazioni strutturali iniziali e finali, la maggior parte (80%) dei soggetti nel gruppo di trattamento OMT aveva un movimento limitato delle vertebre della regione superiore del torace (da T-1 a T-4) e restrizioni nella zona mediotoracica (da T-5 a T-8) e nella zona del basso torace (da T-9 a T-12). Al contrario, il gruppo di controllo aveva meno limitazioni di movimento in tutte e tre le regioni toraciche. Non vi era alcuna differenza significativa tra i gruppi per quanto riguarda la loro media dei punteggi della scala della depressione di Zung. Non è stata notata nessun’altra differenza apparente nel confronto tra tipo, regione e numero delle disfunzioni durante gli esami strutturali iniziali e finali. Alcuni soggetti dello studio, indipendentemente dal gruppo di assegnazione (trattamento vs controllo) sono migliorati rispetto al numero o alla regione della disfunzione, mentre altri non hanno mostrato alcun miglioramento.
La ricerca precedente ha indicato un impulso ritmico cranico medio (CRI) di 6,42 nelle persone con depressione.30 I risultati presentati in questa ricerca sostengono il concetto secondo cui il tasso di CRI diminuisce in soggetti con depressione. Il tasso medio di CRI nel gruppo che ha ricevuto OMT è aumentato da 6,2 cicli/min (intervallo da 4 a 12 cicli/min) all’inizio dello studio a 8,83 cicli/min (intervallo da 3 a 12 cicli/min) alla fine dello studio. Il tasso medio di CRI del gruppo di controllo è stato di 5,2 cicli/min (intervallo da 3 a 8 cicli/min), con un aumento a 6,8 cicli/min (intervallo da 3 a 10 cicli/min) alla fine dello studio. Il ciclo di movimento del CRI si verifica normalmente tra 10 e 14 volte al minuto e può essere diminuito da condizioni psichiatriche.30 Entrambi i gruppi avevano un CRI medio al di sotto di 10 cicli/min, sia prima che al termine dello studio. Tuttavia, la metà dei soggetti del gruppo OMT (n = 6) ha avuto incrementi nel CRI fino a 10 cicli/min nel corso dello studio. Al contrario, solo uno dei soggetti del gruppo di controllo (n = 5) ha conseguito un tasso di CRI di 10 cicli/min. Questi risultati preliminari suggeriscono la possibilità che il CRI possa essere utile nella lettura indipendente dello stato depressivo di un individuo. Chiaramente, sono necessari ulteriori studi per confermare o smentire quest’ipotesi e per confermare l’efficacia dell’OMT nel trattamento della depressione.
Sarebbe presuntuoso trarre conclusioni riguardanti l’efficacia dell’OMT come terapia aggiuntiva per il trattamento della depressione. Anche se i risultati di questo studio sono stati promettenti, gli studi futuri dovrebbero continuare ad esaminare l’effetto dell’OMT sulla risposta immunitaria. Gli studi futuri potrebbero anche concentrarsi maggiormente sui cambiamenti osservati nei ritmi cranici. Sarà necessario un numero di pazienti più elevato per verificare gli effetti positivi che l’OMT sembra avere sul recupero dalla depressione al primo episodio. È necessario un gruppo di studio più ampio anche per determinare se il sesso e la cronicità dello stato di depressione possono essere influenzati dall’OMT.

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