La Tecnica dei Tessuti Molli

Costruire le basi del trattamento
Letture pubblicate dal John Wernham College of Classical Osteopathy

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Nell’immagine sotto, relativa agli anni di Littlejohn: parte l’epoca dei grattacieli

Carl P. McConnell, analizzando il lavoro di Littlejohn, ricorda come ci siano tre fatti fondamentali che il tecnico dovrebbe costantemente tenere presenti:

  • l’incessante attività fisica del corpo;
  • tutto il corpo, su qualsiasi piano, è l’unità funzionale;
  • le forze interne (organiche) e quelle ambientali (interne ed esterne) costituiscono un unico processo. Tali forze non sono separate tra loro dal punto di vista dell’attività degli organi. In altre parole, il collegamento tra organi e ambiente non si dovrebbe dimenticare mai.

In conseguenza di quanto detto sopra, la funzione dei tessuti molli non dovrebbe essere trascurata. Il problema della tecnica, dal punto di vista della patogenesi, fa parte della dinamica piuttosto che della statica, perché la malattia è chiaramente un processo. La malattia è uno stato o una condizione del corpo che cambia continuamente le sue manifestazioni. Per questa ragione, data l’importanza degli scopi funzionali della struttura, la tecnica osteopatica è decisamente e caratteristicamente adeguata ed efficace.
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In conseguenza di quanto detto sopra, la funzione dei tessuti molli non dovrebbe essere trascurata. Il problema della tecnica, dal punto di vista della patogenesi, fa parte della dinamica piuttosto che della statica, perché la malattia è chiaramente un processo. La malattia è uno stato o una condizione del corpo che cambia continuamente le sue manifestazioni. Per questa ragione, data l’importanza degli scopi funzionali della struttura, la tecnica osteopatica è decisamente e caratteristicamente adeguata ed efficace.
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E’ quindi chiaro che tutti i tessuti del corpo modificano la parte, e a sua volta la parte modifica reciprocamente il tutto. Ne deriva l’importanza del fatto che tutto il corpo è l’unità funzionale, comprendendo, naturalmente, sia i tessuti molli che i tessuti ossei. Il problema della funzione del tessuto molle può essere affrontato dal punto di vista del movimento. Di sicuro i muscoli non si muovono da soli! Il cattivo posizionamento è dovuto all’insistenza di forze originate da tensioni, strappi e torsioni del tessuto molle; in particolare esse interessano muscoli, fasce, tendini e legamenti. Gli effetti cumulativi di forti influenze, condizionate dall’ambiente, come per esempio la postura, sono senza ombra di dubbio causa di innumerevoli lesioni, non meno significative di quelle lesioni che sono provocate accidentalmente. In tutti i casi, il cambiamento ambientale, sia normale che patologico, fa parte del processo fisiologico. Così non c’è bisogno di nessuna prova per sottolineare l’importanza del modello totale in tutte le classi di tessuti.

Dal punto di vista della tecnica, un esempio molto convincente di quanto detto sopra è rappresentato dall’esame di un caso sotto l’aspetto della funzione. Sono portato a pensare che questo sia un campo trascurato. Troppa parte della nostra analisi sulle lesioni è legata alle statistiche. Se si analizza un caso in una condizione di attività o di funzionamento, cioè secondo il regime giornaliero, e se, specificamente, si studia la zona della lesione dinamicamente, cioè funzionalmente, quando il paziente si siede o si alza, si avrà un’idea davvero diversa della patologia della lesione di quella ottenuta con qualsiasi altro metodo. Questo necessariamente ci farà uscire dal tunnel della meccanica routine, enfatizzerà la natura sempre individuale di un caso, e fornirà interpretazioni tecniche di primaria importanza.
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Una questione patologica di primaria importanza, per esempio, è che il cattivo allineamento delle ossaè provocato dalla rigidità dei legamenti. Questa rigidità viene originata da tensioni e sforzi muscolari, fasciali e tendinei. Ogni caso rappresenta una diversità a seconda della localizzazione, del piano architettonico e delle sue leggi,della composizione del tessuto, dei rapporti zonali e di forza, delle proprietà interne, dello scenario ambientale, dell’insistenza di alcune forze, ecc.. Si ricordi che io sto parlando del reale background biologico della patogenesi individuale, l’autentico terreno delle condizioni di pre-malattia. Questa è la roccaforte della teoria e della pratica dell’osteopatia.

I processi di tensione patologici non sono certamente conformi alla normale attività fisiologica. Il sistema capillare e gli afferenti del sistema nervoso-linfatico sono in particolar modo coinvolti dagli effetti della tensione patologica. In questo, sembrerebbe, risiede l’origine di molte rigidità da lesione e di tipi di immobilità che sono il corrispettivo somatico dell’attività fisiologica di un cosidetto segmento. Questi tipi di immobilità sono rappresentati con evidenza quando l’esame delle lesioni vertebrali viene eseguito con il paziente in posizione seduta, per esempio. Ciò è vero per quanto riguarda la rigidità della cassa toracica, la diminuzione dell’escursione diaframmatica, e l’incompetenza addominale e pelvica. E’ quindi ovvia l’importanza dell’attività del tessuto molle.

La mancanza di un’attività, sia sufficiente che efficiente, da parte del tessuto molle è una causa di tecniche mediocri e lesioni ricorrenti. La stessa cosa si evidenzia nella correzione di difetti posturali. Di pari passo con ogni tipo di tecnica dovrebbe andare l’investigazione dettagliata sui fattori ambientali. Permettere che il paziente ricada in uno stile di vita poco igienico, in contatti ambientali sbagliati e in cattive abitudini è semplicemente provocare la ricorrenza di lesioni e ulteriori complicazioni patologiche. La circolazione si altera e si impoverisce, la coordinazione nervosa e chimica vengono turbate, e le difese immunitarie diminuiscono. E’ l’insieme completo, coordinato e organizzato, deirequisiti di ogni regione del corpo, o area, che determina un’armonia tra i sistemi. Per questa ragione ogni lesione del tessuto molle, osseo o organico ha un effetto profondo su tutto il corpo.

Questo è un fatto fisiologico che sembra essere trascurato di frequente. Guarigione, crescita e sviluppo, non meno dei necessari solventi e fermenti, dipendono dall’organizzazione reciprocamente interdipendente di tutti gli organi e tessuti. Infatti, questo è quel che costituisce un organismo. La differenziazione e la specializzazione di tessuti e organi, ognuno dei quali ha una caratteristica predominante, sono dei requisiti la cui importanza risale embriologicamente al mesenchima. Ma non si dovrebbe sbagliare trascurando le relazioni spaziali tra le molecole, le cellule e le varie altre unità, così necessarie per i requisiti della circolazione, gli scambi gassosi e gli stimoli afferenti, in cui l’integrazione meccanica è una condizione essenziale. Da qui scaturisce l’importanza non solo dell’adattamento osseo, ma anche dell’adattamento del tessuto molle.

Quello che si potrebbe definire un esempio classico della grande influenza delle lesioni dei tessuti molli si potrebbe riscontrare in certi casi di herpes labiale: quelli dovuti al restringimento o alla pressione esercitati dai tessuti molli sul forame mentale o infraorbitale. Questi possono essere casi dovuti all’esposizione all’aria aperta quando il tempo è freddo e ventoso. Un’intera gamma di modificazioni patologiche importantissime nei tessuti locali possono esserne la conseguenza. Sollievo e guarigione sono immediati, in questi casi, se l’occlusione sull’orifizio viene liberata. Simili risposte immediate si possono notare quando si aumenta l’escursione diaframmatica nei casi di infezione mediastinica ghiandolare e nelle patologie del pericardio; nell’elevazione del duodeno quando, in seguito alla tensione del legamento duodenale-epatico, si manifesta un’ulcera peptica; nel rilassamento degli scaleni laddove il drenaggio ghiandolare della cervicale inferiore è compromesso; nell’adattamento della giunzione retto-sigmoidea e delle relazioni difettose che interessano il mantello della sottomucosa del retto e delle vene associate, ecc.. Si possono fare miriadi di esempi. In tutti i casi è comune una fondamentale patologia osteopatica. Un adattamento corretto è il requisito tecnico.

La tecnica osteopatica è fondamentalmente l’adattamento, cioè il rilassamento anatomico mirato. Esso non comporta né stimolazione né inibizione. Non è niente di più che curare o guarire. Il corpo è dotato di proprietà di auto-adattamento, auto-terapia e auto-guarigione. La questione della tecnica osteopatica è precisamente assistere la natura in modo adeguato e attraverso l’adattamento secondo linee prestabilite. Questo ci riporta alla premessa originale riguardo al cambiamento organico-ambientale. Ma l’assistenza dovrebbe essere chiaramente adeguata, perché il ripristino della salute è un risultato raggiunto.

Di conseguenza, il requisito della tecnica dei tessuti molli è quello del riadattamento anatomico, esattamente simile, nella teoria, al riadattamento intra-osseo. Non si può prescindere dal principio biologico fondamentale. Ma ci sono infinite applicazioni di tale principio perché la varietà di ogni caso, e persino la differenza del modello che segue ogni singolo trattamento, sono una realtà. Ecco perché un trattamento osteopatico è specificamente adeguato e particolarmente difficile. Le reazioni di ogni più piccola struttura, le tensioni, gli strappi, le distorsioni, le immobilità, le cattive relazioni tra le parti, ecc. richiedono specifiche deduzioni, analisi, interpretazioni e adattamenti tecnici. Il caso difficile spesso richiede una ricerca estesa perché si può essere certi che c’è un blocco nei vasi, nei nervi, nei messaggeri chimici, nei solventi, o nei fermenti, in qualche punto dell’organismo. Molto probabilmente, spesso si trova in qualche zona critica o strategica del corpo. Una radice mesenterica coinvolta, un sistema renale in tensione, un quadratus lumborum contratto, un’immobilizzazione della fascia piriforme, o di quella ascellare, un sistema dello ioide in contrattura, ecc.,sono esempi di lesioni dei tessuti molli che sono frequentemente sottovalutati.

Non esiste una strada maestra per la loro correzione più di quanto ce ne sia una per un’operazione chirurgica, o per un riadattamento posturale. Ancora una volta la strada è rappresentata dalla ricerca, la deduzione e la normalizzazione tecnica. Non ci può essere una formula da seguire, eccetto che nella teoria. Le forze che modificano la struttura devono essere affrontate secondo precise indicazioni e requisiti. Se si può effettuare questo, la natura provvederà alla guarigione. Operativamente, questo in un primo momento significa palpazione, poi ancora palpazione, seguite dall’interpretazione delle registrazioni strutturali, o indici, per la struttura in movimento o per l’attività fisiologica, che è sempre senza sosta. Mai sottovalutare il fatto che il principio meccanico è tanto connaturato, come anche vitale, quanto il principio chimico. In ultima analisi, lo scopo fondamentale della tecnica è modificare le specifiche condizioni ambientali, per tutte le attività fisiologiche, tenendo presente che quello patologico è un processo, e i segnali e i sintomi sono reazioni.
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E’ la specializzazione del trattamento che è importante tecnicamente. Né il nostro punto di vista significa che il grande coordinatore, il sistema nervoso, debba essere dimenticato. Ed il principio della coordinazione si estende ai messaggeri chimici. Perché, in effetti, il mantenimento della coordinazione è il principio universale fondamentale della vita organica. Ma, per il tutto, è essenziale il contributo di ogni parte e, di conseguenza, ogni tessuto, e tutti insieme, cooperano nel compimento del piano fondamentale e del suo scopo.

Un metodo d’esame della lesione di grande efficacia pratica, secondo la mia opinione, è far sedere il paziente con la schiena davanti a voi e ispezionare in ogni dettaglio tutto l’apparato della colonna vertebrale in condizioni di funzionamento o di attività effettiva. Con il paziente accuratamente in equilibrio, e utilizzando i gomiti flessi come una leva per eseguire i vari movimenti fisiologici, la lesione patologica sarà subito evidente alla palpazione con le dita. Si noterà subito la scomposizione delle forze in tensione. Una caratteristica importante è che la più semplice delle lesioni interessa una zona di gran lunga più estesa di quanto si potrebbe sospettare all’inizio. Quasi sempre si scopre una chiave diretta per una soluzione tecnica, perché quest’ultima si trova negli aspetti caratterizzanti di ogni caso. Molte lesioni possono essere guarite molto più facilmente in questa posizione che in nessun’altra. In questo modo si prendono in esame le parti in condizioni di attività.

Ma prima di impiegare qualsiasi tecnica, si continui l’esame con il paziente in piedi, di fianco, davanti a voi. Si noti in particolare la mobilità della gabbia toracica, non solo nell’insieme, ma anche nei dettagli, cioè, a diversi livelli. Si osservi la capacità dell’addome, anche a diversi livelli. Si esamini, in particolare, lo stato funzionale del diaframma. Si ricordi che questo apparato è probabilmente il più potente di tutto il corpo. Esso non soltanto impegna i tessuti dalla faringe al perineo varie volte al minuto, ma è fisiologicamente indispensabile per l’attività di ogni cellula del corpo. Un’effettiva conoscenza del nervo crurale, del tendine centrale, e dell’estesa ramificazione dei tessuti diaframmatici rappresenta graficamente l’importanza della continuità strutturale e dell’unità funzionale. La ricchezza del lavoro del tessuto molle coinvolto in questo potente apparato non si può contare; e clinicamente è molto concreta.

Eppure il nostro esame delle condizioni del tessuto molle non si dovrebbe fermare qui. Si metta il paziente nella posizione ginocchia-torace e con attenzione, ma a fondo, si palpi l’addome e la pelvi. Naturalmente tutte le parti del piano ventrale sono correlate al piano vertebrale. Un’altra zona importantissima del tessuto molle è quella della correlazione ghiandolare comprendente i vasi linfatici cervicali, pettorali, ascellari e mediastinici superiori. Le lesioni del tessuto molle in questa zona estesa possono essere facilmente trascurate. Sebbene esse siano di grande importanza nelle infezioni delle alte vie respiratorie, si dovrebbe richiamare all’attenzione che c’è una precisa associazione fisiologica con delle probabili lesioni ossee locali e con un’insufficienza diaframmatica.

Non importa quanto sia importante l’esame delle vertebre, esso è al massimo una procedura incompleta. L’unità funzionale, il corpo nell’insieme, dal punto di vista nervoso, circolatorio, chimico, muscolare, meccanico,ecc., è sempre di gran lunga più importante, in modo coordinato, della somma totale delle sue cellule, dei suoi tessuti, delle sue sostanze e dei suoi apparati. Le forze organiche e ambientali dovrebbero essere studiate sia in dettaglio che nell’insieme. L’importanza dell’attività del tessuto molle dovrebbe evidenziarsi da sé. Ma non dovrebbe né sostituire, né far passare in secondo piano l’adattamento osseo: quest’attività è complementare.

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