La fisica quantistica correlata alla medicina osteopatica

Contributo originale a cura di Nickolas Handoll, FSCC – Co-fondatore della scuola di osteopatia Sutherland Cranial College, Direttore del Hereford Osteopathic Centre

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Still era un medico e nel 1874 incominciò a trattare i suoi pazienti nel modo che lui riteneva opportuno e smise di utilizzare la medicina del tempo. Si era reso conto che il corpo vivente è un sistema che si auto-rinnova, si autorigenera , si auto-recupera e si auto-mantiene e questo perdura per tutta la vita e  questo  è la  definizione stessa della vita ed è  quello che noi osteopati chiamiamo salute. Se ci sono dei fattori che compromettono la salute e quindi il mantenimento del  sistema,  ci saranno dei sintomi che vengono alla luce  e  quindi le malattie. I sintomi e le malattie si possono definire come la non presenza della salute e questa è la differenza fondamentale tra approccio osteopatico e l’approccio tradizionale.

La fama di Still continuò a crescere molto rapidamente  e nel 1892 fondò la prima scuola di osteopatia l’American School of Osteopathy  e l’edificio è stato preservato in modo da poterlo ricordare allo stato originario . Nel 1910 c’erano 25 scuole di osteopatia negli  USA, questo perché il fenomeno si diffuse molto rapidamente mentre il riconoscimento in molti stati degli USA è avvenuto nel 1917.

J. M. LITTLEJHON era scozzese, nato a Glasgow nel 1865, aveva fatto studi che non avevano nulla a che vedere con l ‘osteopatia come la teologia e le lingue asiatiche. Era un accademico ed ebbe molti riconoscimenti grazie alla sua attività. Era un protestante, prese i voti  ed andò ad  “esercitare”  nell’Irlanda del Nord. Dopo un anno di permanenza in Irlanda del Nord fu costretto, per ragioni di salute, a trasferirsi in regioni più calde e confortevoli, ecco perché andò negli USA e si iscrisse alla Columbia University  per frequentare un corso di politica.

Siccome per i suoi problemi  di salute voleva trovare soluzioni diverse rispetto alla medicina tradizionale , si iscrisse alla scuola di osteopatia. Nel 1898  divenne  sia uno studente della scuola di osteopatia che il presidente  e quindi copriva due cariche grazie alle sue conoscenze  scolastiche di fisiologia. Nel 1917 lasciati gli USA  va nel Regno Unito e fonda la BSO che è la stessa scuola che ho frequentato io.

 

A partire dal 1900 in poi lo sviluppo delle scuole di osteopatia è stato altalenante anche negli USA: infatti, nel 1963 c’erano solo 5 scuole di osteopatia . In Inghilterra la BSO è sopravvissuta alla guerra solo con pochi medici che praticavano. Nel 1968 l’Osteopatia era sconosciuta, c’erano pochissimi studenti , ma  a partire da questo periodo, l’Osteopatia cominciò a divenire una professione e si ebbe così un ulteriore sviluppo. Nel Regno Unito  la professione di osteopata è stata riconosciuta ufficialmente nel 1993.

In Europa tra gli anni 80 e 90 l’osteopatia ha iniziato ad avere una diffusione notevole così come in Asia e nell’Asia Australe.

Sutherland fu un esponente importante nello stesso periodo  di Littlejhon. Esso riconobbe che  il corpo si auto-mantiene e continua a farlo sempre e quindi,  se il corpo è un sistema che si auto- mantiene, l’osteopata non deve cercare la salute, ma deve permettere al corpo stesso e ai  meccanismi presenti all’ interno di esso di favorire quest’auto-regolazione e quindi giungere allo stato di salute.

Quindi è necessario permettere alle funzioni fisiologiche di manifestare la Potency intrinseca al loro interno piuttosto che applicare forze  dall’esterno.  Sutherland non fu compreso inizialmente nemmeno dai suoi stessi colleghi, ma negli ultimi decenni della sua vita alcuni cominciarono a capire cosa intendesse e quali erano i principi alla base della sua teoria ed iniziarono a lavorare con lui. Nel 1953 fondò la Sutherland Cranial Foundation che continuò la sua attività fino agli anni 70. Sfortunatamente morì nel 1954 e fu seppellito in California in una posizione che si affaccia direttamente sull’oceano.

Gli studi sul concetto craniale continuarono ma a volte, più che dare delle risposte , ponevano delle domande. Molti hanno cominciato a chiedersi cos’è l’MRP,  cos’e che fa muovere più un lato rispetto ad un altro, che cos’è che fa sì che ci sia un side bending anziché  una torsione. Il movimento viene dal liquido cerebro spinale, così si credeva,  ma io avevo  l’impressione che non venisse dal liquor, ma che il movimento fosse trasmesso  attraverso il L.C.R.  Io ha continuato ad apprendere e a lavorare fino a quando ho incontrato Becker.

Fu uno dei primi a capire appieno quello che Sutherland volesse dire e quali erano i meccanismi  alla base dell’osteopatia stessa. Era un uomo molto gentile ma  di poche parole. Alla  mia domanda: “ ma cosa pensa del fatto che il movimento  avvenga attraverso il LCR ?”,  Becker rispose: “non lo so! non capisco molto di meccanica”. Al momento non si capì molto cosa volesse dire.

Dopo 10/12 anni di studi e di risposte che avevo ricevuto anche da altre persone, sono giunto ad un punto quelle delle mie ricerche scrivendo il mio  “Anatomy of the potency” nel 2000.  Potency si riferisce al potenziale di guarigione nel nostro sistema, nel nostro corpo. Quando parlai con Becker mi rimase impressa l’immagine della meccanica quantistica alla base del funzionamento del corpo.

Ora leggerò uno stralcio tratto dal mio libro: “ …mi sono sforzato di dare un senso a ciò che provavo, poi , senza preavviso, ho avuto una strana e inaspettata esperienza. Un pomeriggio ero seduto in una stanza durante un meeting , appoggiato con la mia sedia contro ad un muro quando ho realizzato che era così confortevole  che non avevo nessuna intenzione di muovermi, non ero assopito ma ampiamente sveglio. Improvvisamente la stanza è cambiata , ogni cosa solida  intorno a me, non era più solida; la scrivania, la sedia e i muri non erano più rigidi ma una gelatina molle, l’edificio esterno era flessibile e polposo, attraverso la finestra sul lato opposto i muri di granito dell’edificio di fronte, sembravano come tende trasparenti svolazzanti nella brezza. Ogni cosa materiale  intorno a me era  immersa come una medusa che fluttuava nell’oceano. Mi rendevo conto che tutti noi eravamo totalmente  soggetti al potere delle onde che ci circondavano, dai cui noi eravamo sorretti e  sballottati.  L’intera esistenza intorno  a me era sorretta da una forte energia  che  rendeva i nostri pietosi edifici insignificanti , ero  di fronte ad una realtà basilare di cui eravamo fatti  e da cui dipendiamo totalmente. Sedevo affascinato e guardavo o piuttosto sentivo ed era come guardare dall’interno questa opprimente energia , questa forza , questo potere; stavamo nuotando come se fossimo dentro al mare totalmente avvolti nella sorgente di ogni cosa. Non c’era né sotto né sopra solo dovunque! Mi è sembrato  di andare avanti per circa 10 minuti , anche se probabilmente sono  stato lì per due minuti , non volevo si fermasse, ma piano piano la consapevolezza cominciò ad affievolirsi  e la realtà convenzionale prese il sopravvento sulla mia coscienza . Sentivo la gente parlare intorno a me ma io mi sentivo in pace!! Cos’era tutto questo, cos’era successo ? mi rendevo conto che avevo sperimentato un livello di realtà diversa, più profonda . Per poterlo esplorare avevo bisogno di entrare in contatto con questo livello di consapevolezza, e scoprire cosa significava. In qualche modo ora sapevo che la fonte del meccanismo respiratorio primario  non veniva da dentro il corpo. Era come se attraverso delle tende  assolutamente invisibili io avessi percezione della realtà, come se si schiudessero davanti e io potessi vedere effettivamente per la prima volta  e come se un paio di mani andassero a richiudere improvvisamente queste tende davanti a me e improvvisamente c’è stata una voce dentro di me che mi ha detto: “e quindi ora tu cosa farai?…..”

 

E’ lì che mi sono reso conto che la meccanica quantistica ha un ruolo fondamentale e che bisogna inscriverla in un contesto più ampio : ciò mette in discussione quelli che sono gli assunti o quelle che sono le concezioni  primarie della nostra realtà. Chi siamo? cosa siamo? quali sono le nostre aspettative? Ovviamente dobbiamo conoscere anche i nostri pazienti , perché  più li conosciamo e più abbiamo la possibilità di agire profondamente al loro interno: io ho conosciuto cosi profondamente i miei pz, che alcuni di loro si sono resi conto del fatto che anch’io mi sentisse male insieme a loro.

 

E’ chiaro quindi  che il modello di identificazione oggettivo della realtà che noi abbiamo utilizzato per anni  non è reale: la conclusione è che il problema non è nella realtà stessa, il problema è dentro di noi! Abbiamo un cervello che ha un potenziale probabilmente limitato ma il nostro ego cerca di schiacciare la realtà in modo che il nostro cervello possa arrivare a comprenderla.

La realtà che noi vediamo  è soltanto una costruzione del nostro cervello: in questa stanza ci sono delle onde prodotte dalla pressione atmosferica e quello che noi sentiamo non è ciò che realmente c’è, ciò che noi sentiamo è dato dal fatto che la pressione dell’aria fa muovere, all’interno delle nostre orecchie, un segnale che viene mandato al cervello e il cervello stesso fa sì che noi abbiamo una percezione della realtà attraverso lo spostamento di questa pressione.

Anche il suono è un’interpretazione del nostro cervello: anche la luce visibile ha un range molto diverso, (da 380 a 750 nano metri) da quello a noi visibile.  Pensiamo anche  alla lunghezza d’onda delle radiazioni elettromagnetiche che vanno da miliardi di millimetri a più di un miliardesimo, quindi noi riusciamo a vedere soltanto una minuscola porzione, ed è tutto quello che noi riusciamo a percepire. Noi sappiamo che all’interno di questa stanza ci  sono un sacco di radiazioni elettromagnetiche  ma noi riusciamo a essere consapevoli soltanto di una piccolissima parte.

 

Anche all’interno del nostro corpo fisico non abbiamo la percezione precisa del dolore. Se voi stimolate l’alluce non è l’alluce che fa male : Il dolore non è nell’alluce il dolore è a livello della testa, tutta la nostra percezione del mondo e della nostra vita è assolutamente interpretata e condizionata dal cervello. Tutto il nostro mondo, la realtà è una realtà virtuale costruita dal nostro cervello. Il mondo reale, il mondo dei quanti ha dei punti nascosti, delle incognite veramente significative.

 

In particolare ci sono 2 aspetti da considerare:

  1. la dualità delle onde delle particelle: in meccanica quantistica se si chiede qualcosa alle particelle, la risposta sarà sì o no e  lo stesso vale  per le  onde . Nella realtà convenzionale è difficile da capire questo.
  2. non possiamo sapere tutto subito da queste  particelle, è impossibile ottenere tutte le informazioni necessarie nello stesso tempo. Per esempio:  a livello di particelle possiamo dire che conosciamo o la posizione o la velocità quindi possiamo sapere che  la particella si muove alla velocità della luce o possiamo sapere la sua  posizione , impossibile sapere tutte due nello stesso tempo. E’ impossibile conoscere tutto di un sistema.

Il problema non è la realtà  esterna ma è dentro di noi , non dipende però solo dal nostro cervello ma  anche da quale parte del nostro cervello noi utilizziamo : la realtà  che noi percepiamo può essere  interpretata dalla parte dx o  sn del cervello, e l’interpretazione della realtà è diversa dal punto di vista della percezione  tra il cervello di dx e di sn.

Il cervello di dx è sede dell’interrelazione delle cose  e della realtà, percepisce una sorta di significato globale . La parte del cervello di sn percepisce quelli che sono i dettagli  e analizza specificatamente degli aspetti isolati e indipendenti . Diciamo che la sn è la parte che ha più autorità delle due nel senso che   riesce a calcolare e isolare un dettaglio e dice “è così e basta”. La parte sn non riesce a vedere la interrelazione tra le cose e nemmeno coglie  il significato e quindi l’aspetto globale.

In un libro molto famoso  si dice che la nostra civiltà sarà formata da persone con la predominanza sn, che vedono una miriade di dettagli ma non l’interrelazione tra tutti questi dettagli: ma si sostiene che sia indispensabile  avere anche la parte dx che funziona bene per avere  un quadro d’insieme , in modo che le cose funzionino e poi avere la parte sn  che riesce a colmare i vuoti lasciati  dal perimetro esterno dell’interrelazione globale.

 

Chi ragiona con la parte sn non potrà mai dire che ci sono due possibilità, è perentorio nelle sue affermazioni . La parte dx capisce che c’è una relazione tra le parti, che c’è una visione più globale, che possono esserci più possibilità , più opportunità,  accetta che ci siano più fattori rispetto a quelli che  si possono percepire. Il problema non è nella realtà ma è in noi stessi, non possiamo essere osservatori oggettivi ma parte delle relazioni. Abbiamo bisogno di analizzare chi siamo in relazione ai nostri limiti e analizzare i nostri limiti rispetto a chi siamo.     Dobbiamo fare  più attenzione al ruolo dell’osservatore: per i fisici quantistici è come  se ci fosse una rete inseparabile e indivisibile di particelle di energia che sono vibranti, indipendenti ma senza l’interrelazione tra le parti è impossibile giungere al tutto e quindi l’indizio fondamentale per comprendere l’interezza di queste particelle è proprio l’osservatore.  Ci si chiede chi o cosa sia il paziente e chi o cosa sia il medico e soprattutto chi siamo noi.

DOMANDE  DAL PUBBLICO

PROF.ROZZI neurofisiologo:

C’è una larghissima convergenza di evidenze che partono dalla fisica  degli 30 alla epistemologia e che poi si estendono con gli anni 50 anche alle neuroscienze, alla fisiologia e alle scienze mediche; tutti convergono nell’identificare il background che ci è appena stato proposto come molto efficace e cioè che ci sono 2 livelli di complessità uno nel microscopico e uno nel macroscopico e  l’ipotesi generale è che  le leggi che dominano il primo, quindi la fisica quantistica, determinano in qualche modo  le leggi che spiegano il secondo. Comunque nessuno di questi sistemi ne la fisica ne la filosofia soprattutto, sono riusciti a spiegare cosa ci sia che  rende questi  due sistemi dominati da tipi di leggi diverse. Se io cerco di spiegare la caduta di un grave con la fisica quantistica fallisco immancabilmente,  e allo stesso modo la fisica newtoniana non è in grado di spiegare la fisica sub-atomica e questo diventa un problema estremamente grosso in filosofia della mente. La mia domanda è:  qual è  la proposta che si può fare, a livello terapeutico nel trattamento con il paziente, per colmare il varco tra questi 2 universi  apparentemente  inconciliabili? Come posso usare  l’energetica microscopica per curare o rimettere in saldo un corpo che è qualcosa di macroscopico? Come possiamo tradurre in pratica quello che teoricamente è sicuramente corretto e anche  elegante?

 

HANDOLL:

La realtà non è come la vediamo . È necessario smettere di avere questo ego da homo sapiens che pensa che tutto sia come lo si vede. Bisogna sapere che viviamo in  un sistema con connotazioni, sfumature che non possono essere immediatamente percepite. Mettendo da parte l’ego, che ritengo possa  definire la realtà in base a quello che noi vediamo,  il punto è che noi facciamo parte di un sistema più ampio , vario e quindi non immediatamente percepibile.

 

Se noi  facciamo sì che questa percezione allargata venga a far parte del nostro cervello , ci renderemo conto che c’è posto per uno spazio supplementare per questi elementi che non sono immediati nella nostra comprensione percettiva.

Noi continuiamo a imparare cose sempre nuove e man mano che impariamo  incrementiamo il nostro bagaglio di conoscenze. Facciamo un esempio: pensiamo ad un concetto che noi non riusciamo ad inserire all’interno del nostro bagaglio di conoscenze  perché  troppo vasto o perchè troppo diverso da quelle che erano le nostre conoscenze precedenti. Abbiamo 2 opzioni: togliere  i pezzi  delle nostre conoscenze che ci impediscono di inserire il nuovo concetto oppure aggiungere il nuovo  concetto adattandolo al background già esistente. Noi dovremmo essere felici del fatto che non riusciamo a capire tutto, l’incertezza dovrebbe essere una cosa da apprezzare e accettare.

 

Ritornando alla domanda, per quanto riguarda il trattamento, io cerco di applicare quelli che sono i principi di Sutherland, quindi di ritornare indietro a quello che è il meccanismo respiratorio primario, e di considerare il trattamento stesso come una sorta di cambiamento che non deve essere provocato dall’esterno, ma che nasce dall’interno del corpo e quindi è facilitato attraverso la nostra azione. Io non prescrivo trattamenti, faccio una sorta di conversazione con il corpo attraverso le mani che ascoltano ciò che il corpo comunica, una conversazione di tipo univoco: il corpo parla  e io ascolto. Se per esempio ho di fronte una persona che ha delle  preoccupazioni , dei problemi di tipo emotivo, in quel caso è  importante parlare e approfondire il problema che ha quella persona.

 

La chiave sta nel fatto che la persona che ascolta deve solo limitarsi al suo ruolo di  ascoltatore, cercando di comprendere ciò che l’altro dice e non deve fornire delle risposte. L’ascoltatore deve ascoltare e capire, e in questo modo permettere alla persona di uscire mentalmente da quello che è il suo stato emotivo o la preoccupazione e fornirgli in questo modo un ambiente sereno , facendo in modo che lui affronti serenamente i suoi problemi. Come disse STILL, il corpo vivente è un  sistema che si auto-rinnova, auto-recupera, auto-rigenera, e auto –mantiene e ciò succede ogni giorno in ogni essere vivente continuamente.

Quindi noi mediante il tatto e le conoscenze fisiologiche di cui siamo in possesso, riusciamo ad ascoltare ciò che è sotto stress e gli eventi che in qualche modo hanno compromesso la salute. In questo modo creiamo un ambiente confortevole, favorevole  alla guarigione e permettiamo lo stabilirsi di un equilibrio nel corpo. In  quanto osteopati non dobbiamo permettere al nostro ego di fornire delle risposte , dobbiamo limitarci ad ascoltare in modo che il processo possa avvenire. Quando riusciremo a fare ciò noi vedremo che il corpo inizierà a comunicare con noi e il corpo ci dirà: “finalmente qualcuno che mi sta ascoltando, che mi capisce”. E’ come se ci volesse ringraziare di ciò che stiamo facendo, ma noi stiamo facendo solo ascolto. Qualsiasi cambiamento che il corpo farà nel suo interno, lo farà per accedere ad uno stato di salute. Più profondamente ascoltiamo il corpo anche a livello quantico e quantistico, più saremo in grado di capire la fisiologia e quindi gli aspetti e le correlazioni tra le compromissioni che possono insorgere nel corpo. Non ci sono tecniche  particolari da seguire, noi dobbiamo attenerci  all’ascolto e facendo ciò forniremo un ambiente favorevole proprio per i cambiamenti  che avverranno dall’interno. Attraverso l’ascolto noi siamo in grado di comunicare con il corpo, o meglio, il corpo ci comunicherà ciò  che è meglio che noi facciamo per ristabilire questo equilibrio.

Come dice STILL : dobbiamo cercare di mantenere l’equilibrio e quindi la salute , il nostro obiettivo primario non è trovare la malattia ma trovare la salute.

Questo equilibrio lo possiamo raggiungere attraverso l’ascolto, ascoltare ciò che il corpo ci dice e cosa possiamo fare per aiutarlo. Per esempio se un paziente ha un taglio cosa fa? Cerca di curarlo, di disinfettarlo ; in questo caso il corpo cercherà di auto guarirsi in quanto lui è in grado di farlo e noi ascoltandolo possiamo fornirgli l’ambiente più favorevole per l’equilibrio e quindi per  la salute.

Più profondamente cerchiamo di capire la persona che abbiamo di fronte cercando di guardare oltre all’immagine  della persona , e più abbiamo la possibilità di attuare cambiamenti e migliorare il suo stato di salute.  Purtroppo non ci sono delle soluzioni o tecniche miracolose per fare ciò , si tratta di un’esperienza provata sul campo. C’è sempre qualcosa da imparare e da esplorare e con l’esperienza si può migliorare . L’Osteopatia ci porterà soddisfazioni ma anche tante sfide e le frustrazioni del caso  e  a volte anche con l’esperienza  non si riescono a risolvere i problemi che si presentano.

 

 

DOMANDA: 

Lei si è fatto un’idea dell’origine dell’impulso ritmico craniale e in che modo, sapendo che è una forza che viene dall’esterno e che per tutti è universale, il ritmo può essere influenzato da un’emozione o da un pensiero del paziente?

 

HANDOLL:

Quando io ho iniziato a lavorare sul concetto di Sutherland pensavo che tutto venisse dal L.C.R e che l’energia fosse trasmessa attraverso il liquor. Sicuramente c’è dell’altro! Non sono sicuro dell’implicazione emotiva , in quanto ci sono altre variabili da prendere in considerazione . Lo spazio , la distanza, il tempo stesso sono variabili  e si fa fatica a dire che le sole emozioni cambiano il L.C.R. Questa domanda me la sono posta anch’io ed è destinata a rimanere senza risposta , nel senso che con la pratica  e il tempo si giunge a non considerare questa domanda una domanda , ma a tralasciarla perché comunque gli altri aspetti della pratica permettono di non considerarla più come tale.  In realtà il corpo deve essere guardato nella sua totalità e non solo relativamente a quella che è la realtà  che noi percepiamo; se noi ci limitiamo a ciò potremmo essere sopraffatti dalla realtà e avere quindi una mera considerazione diretta.  In quanto osteopati dovremmo essere una interfaccia con la realtà totalitaria, dobbiamo individuare quelle che sono le problematiche del corpo, ma  individuarle in quanto siamo noi il canale di comunicazione per il corpo, quindi noi permettiamo al corpo stesso che avvengano i cambiamenti nel suo interno.  Quando si parla di flessione, rotazione interna o esterna o di side bending, significa che ci sono dei problemi all’interno del corpo ed è quello che dobbiamo ascoltare per  giungere ad uno stato di salute maggiore. Il nostro corpo contiene una storia  piena di eventi e  a volte sono troppi da sopportare (problemi fisici, emotivi, perdite di persone  ): in questo caso dobbiamo cercare di risolverli perché ad un certo punto il compenso non è più possibile.  Si tratta di un mix di eventi e il sistema  per risolverli cerca di autorinnovarsi, di autorecuperare, automantenersi, e noi ascoltando il corpo comprendiamo gli eventi. Se il corpo capisce che c’è qualcuno che comprende le problematiche insite in lui  allora comincia a respirare, come diceva Sutherland, e ci comunica qualcosa, e lo fa con una rotazione, una flessione, un’estensione: in questo caso dobbiamo lavorare sui problemi perchè più tempo passerà e più tempo ci vorrà  per risolverli.  Allora che cosa sono  questa energia e questa forza che si riscontra nella comunicazione? Il corpo vivente è un sistema che si auto–mantiene, si auto-recupera, si auto-rigenera e andando a trattare il corpo riusciremo ad avere più energie, più forza per contrastare le problematiche presenti e soprattutto giungere ad un stato di salute maggiore. Dobbiamo puntare ad una armonia totalitaria del nostro corpo.

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